venerdì 30 maggio 2014

STARBOOKS REDONE DI MAGGIO 2014: I VINCITORI!



Ed anche questo mese Starbooks Redone si conclude e scegliere tra le proposte che ci arrivano diventa davvero arduo: siete bravissimi!
Ecco i vincitori che ci affiancheranno il prossimo mese nell'analisi di un nuovo libro:

Prima classificata

Dolci & Dintorni, Parmigiana di melanzane


Seconde classificate a pari merito

 




La prima classificata dovrebbe inviarci una mail a: lostarbook@gmail.com per comunicarci l'indirizzo a cui inviare il premio. 
A tutte e tre... pronte per lo Starbooks di Giugno? ;)



giovedì 29 maggio 2014

STARBOOKS MAGAZINE: FOOD NETWORK MAGAZINE



Non un programma di cucina.
Ma proprio un canale che ne sia pieno.
Si, esiste pure in Italia.
Ma ovvio che negli USA ci abbiano pensato prima: il Food Network Channel venne infatti lanciato nel 1993, e da allora ha continuato a riscuotere un successo strabiliante.
La programmazione del canale è divisa essenzialmente in due parti: quella del mattino e delle prime ore pomeridiane, in cui differenti chef/cuochi/celebrità/personaggi più o meno noti si alternano ai fornelli mostrando le loro ricette. Si va dalla cucina italiana, e come potrebbe mancare, alla cinese, le ricette sane e light, alle americanate vere e proprie, ai soli dolci e così via per una scelta quasi infinita.
A sera invece ecco apparire degli show veri e propri, con gare tra chef, pseudo reality, competizioni su torte gigantesce e chi più ne ha più ne metta.
Ah, per non farsi mancare nulla c'è anche un programma in cui si seguono gli chef che decidono di perdere peso ;)
Ovvio che il programma portasse alla nascita della rivista correlata, ed ecco quindi arrivare il Food Network Magazine.
Ma se pensate di trovarci le ricette che vi siete persi nei tanti show, vi sbagliate.
Tante rubriche, con gli chef e gli ospiti del canale richiesti di produrre piatti e ricette ad hoc e non semplicemente a riproporre quelle viste in tv.
Una simpatica gara in cui due chef rifanno lo stesso piatto, uno in versione classica ed uno light.
Per i curiosi ed appassionati di gossip ogni mese viene mostrata la cucina di una celebrità, o presunta tale, che mostra in genere piani vuoti e pulitissimi, e poi quella di una famiglia comune che illustra un prima e dopo dando idee su come rimodernare la propria cucina con idee intelligenti senza spendere una fortuna.
Ovvio che ci siano tonnellate di pubblicità, esattamente come il canale tv: ma d'altronde con qualcosa ci si deve pur sostentare...
Le ricette sulla rivista cercano ogni mese di accontentare un po' tutti i palati: dagli snack da sgranocchiare guardando il Super Bowl o la Notte degli Oscar ai pranzi e cene per tutti i giorni.
Immancabile ogni mese una rubrica sui dolci, sempre più o meno a tema: nel numero qui inn foto, ad esempio, c'è una carrellata di torte di compleanno molto belle da vedere e molto semplici da realizzare e davvero per tutti i gusti.
Nessun articolo particolare, nè rubriche di approfondimento, ma non che si richiedano per forza ad una rivista di cucina.
Esce mensilmente negli USA, ed esiste in edizione digitale per chi volesse fare un tuffo nella cucina very American.
Nota di colore: mi ha fatto sorridere il trafiletto che riporta come una novità senza pari il fatto che negli USA il fast food segua un nuovo trend: la vendita di...pizza.
Glielo diciamo che la pizza a taglio esiste già da un po'? ;)



La ricetta proviene da un menù (pseudo) greco presentato dalla rivista, e rielaborato in chiave un po' più leggera.
In effetti è molto facile, buonissima e nemmeno troppo pesante.
Li perdoniamo per l'invenzione della pizza a taglio ;)



LEMON-YOGURT MOUSSE
per circa 8 bicchierini

2 albumi
50 g di zucchero semolato
un cucchiaino di buccia di limone grattugiata
un cucchiaio di succo di limone
biscotti secchi oppure tipo Shortbread, per servire
400 g di yogurt greco a basso contenuto di grassi


Mettere gli albumi con lo zucchero in una ciotola sopra una pentola con acqua in leggera ebollizione.
Battere con le fruste elettriche finchè lo zucchero sarà sciolto e il composto caldo e montato.
Trasferire sul piano di lavoro e continuare a montare finchè la meringa sarà quasi fredda.
A parte mescolare yogurt, buccia di limone e succo. Unire delicatamente la meringa e versare nei bicchierini.
Tenere in frigo un paio d'ore, quindi servire con i biscotti sbriciolati.


NOTE

- può una ricetta tanto semplice non venire??? No, in effetti. C'è da stare attenti solo a montare gli albumi seguendo le facilissime istruzioni senza saltare il passaggio sopra la pentola di acqua in ebollizione pena un dolce meno...stabile.

venerdì 23 maggio 2014

G. PALTROW: IT'S ALL GOOD!- TIRIAMO LE SOMME




Se avete seguito le precedenti puntate delle Starbook di maggio, già sapete che la discussione intorno a questo libro si è immediatamente svolta su due binari: da un lato, la valutazione astratta delle ricette, secondo i nostri consueti parametri (riescono/non riescono; sono ben spiegate/non lo sono; i risultati son soddisfacenti/fan pietà); dall'altro, una serie di considerazioni a latere, che mai come in questo caso si rendono necessarie, considerato che lo scopo che anima It's all Good è strettamente legato ad una filosofia alimentare. Non una raccolta di ricette tout court, cioè, ma una selezione di piatti e di ingredienti legati all'adesione ad una dieta peculiare che, secondo la sua autrice, ha prodotto tali e tanti benefici da dover essere divulgata urbi et orbi, dalle pagine virtuali del suo blog a quelle reali della sua ultima fatica letteraria. 
Di conseguenza, anche questo Tiriamo le Somme risente di necessità di questo dualismo: perchè, sia chiaro, l'acquisto di questo libro è consigliato solo ed esclusivamente a chi concorda con le scelte alimentari della Paltrow (o, più elasticamente, con un approccio all'alimentazione basato sulla eliminazione piuttosto che su una equilibrata varietà): in questo caso, si avrà sottomano uno strumento efficace, garanzia di una serie di piatti "sani", di sicura riuscita oltre che fantasiosi e divertenti. 
Per gli altri, la questione è aperta e meritevole di qualche approfondimento, senza nessuna pretesa di dettar legge o, meno che mai, di risolverla con un punto definitivo: prendetele come riflessioni, altrettanto aperte e disponibili a cambiamenti di rotta, che auspichiamo possano servire come stimolo ad una nutrizione sempre più consapevole. 
In primo luogo, a noi piacerebbe che si ragionasse sempre da Italiani: e non per questioni di campanile, ma proprio in nome della consapevolezza di cui sopra. Il mondo ci invidia la ricchezza di prodotti che da sempre ha contraddistinto il nostro Paese e le astuzie dell'intelligenza che, nei secoli, ci hanno permesso di costituire un sistema alimentare di una varietà pressoché unica, almeno in Europa: rinnegarlo in nome di mode zoppicanti e a volte un po' patetiche, che propongono come modello di salute oli di semi di canola o cibi in scatola, è, ancor prima che un errore, una stupidaggine. E' un po' come avere un armadio pieno di vestiti pregiati, con stoffe naturali e tagli di alta moda- e indossare straccetti in acrilico, sostenendo che sono più belli e più eleganti: ci prenderebbero tutti per scemi- e ci toccherebbe pure dar loro ragione. 
Nello stesso tempo, anche un armadio pieno zeppo di abiti belli può non essere adatto a noi: esistono le stagioni, le inclinazioni personali, i difetti da nascondere, i pregi da accentuare: e lo stesso discorso vale per la nostra dieta: un conto è rinnegare la bontà dei nostri prodotti e dei nostri piatti, per sceglierne altri qualitativamente inferiori, nella convinzione che "facciano bene". Un altro è adattare la varietà della nostra gastronomia alla nostra dieta. 
E qui, arriviamo al secondo punto della questione, legato a questioni storiche e culturali che hanno profondamente inciso nella storia del nostro popolo- vale a dire, la funzione simbolica che nei secoli è stata riconosciuta al cibo come elemento di distinzione sociale. 
E' arcinoto l'episodio della vita di Carlo Magno, raccontato dal suo stesso medico, che ricorda come l'Imperatore, sofferente per la gotta negli ultimi anni della sua vita, si fosse rifiutato di mangiare carne lessa e di astenersi da quella arrostita, che gli era nociva. Alla base, non c'era una questione di gusti, ma di immagine: la carne arrosto era sinonimo di potere, quella lessa di debolezza e anche se Carlo era consapevole che avrebbe accelerato la sua morte o comunque reso più doloroso il tempo che gli restava da vivere, non volle mai piegarsi ai consigli dieteteci del suo medico. 
Anche se la distinzione non fu sempre così netta, per secoli sulle mense europee ci fu il cibo dei ricchi e il cibo dei poveri- e scavalcare questo confine aveva delle implicazioni sociali e politiche pericolose. Il che, tradotto sul piano pratico, significò una dieta squilibrata, da una parte e dall'altra, assunta specie nelle occasioni ufficiali al solo scopo di manifestare una condizione di potere che trovava nel banchetto la sua massima espressione. 
Tale squilibrio- pesantemente accentuato dalla precarietà di un'economia esposta di continuo a carestie, saccheggi, guerre ed epidemie- finì per provocare conseguenze devastanti non solo sulla vita dei poveri (come è facile da capire), ma anche su quella dei ricchi: se da una parte si moriva per pellagra e per denutrizione, dall'altra si soffriva per la gotta, per il colesterolo, per tutte quelle malattie cardiovascolari da sempre associate ad un abuso di determinati nutritivi che erano una costante  sulle tavole dei nobili e degli alto borghesi. 
E quando la Rivoluzione francese e l'avvento della borghesia iniziarono questo processo di uniformità sociale, che avrebbe di necessità coinvolto anche il cibo, arrivarono i due grandi conflitti mondiali, ad obbligarci nuovamente a diete squilibrate. E' solo da qualche decennio che, vivaddio, possiamo godere tutti della stessa scelta di apporti nutritivi, a garanzia di una alimentazione equilibrata: in più, essendo Italiani, possiamo goderne al massimo grado, sia sotto l'aspetto della qualità dei prodotti che sotto quello della varietà delle tecniche culinarie che ci permettono di trasformarli in mille e mille modi diversi. E invece, torniamo all'antico...
Ultima riflessione: anche se ora va di moda sostenere che tutto fa male (e questa è anche la filosofia del libro della Paltrow, a dispetto del titolo che sembra annunciare il contrario), sposare queste tesi in modo incondizionato è altamente pericoloso. Per una persona sana, che non soffre di patologie legate all'alimentazione, infatti,  è vero l'opposto: tutto fa bene, se assunto in dosi equilibrate e se inserito all'interno di un concetto ampio di dieta, che include uno stile di vita altrettanto sano. Eliminare il glutine è un obbligo, per i celiaci, un errore per chi celiaco non è; e lo stesso vale per lo zucchero, per i latticini, per i grassi, per le vitamine, per i sali. Una colazione fatta con una fetta di crostata (fatta con farina, zucchero, uova e burro e farcita con una buona marmellata) non uccide nessuno- e anzi, semmai mantiene viva una tradizione culturale secolare, che è parte integrante della nostra identità. Senza contare che ravviva l'abitudine al gusto, altro elemento cardine della nostra cultura (e se non siete d'accordo, leggetevi Brillat- Savarin, e poi ne riparliamo): illudersi di barattare la salute costringendosi a mangiare mappazzoni insapori, a base di sciroppi di questo e oli di quello, non è solo frustrante ma, come dicevo, è anche un po' stupido. 
Perchè mentre noi famo gli Ammericani, Jamie Oliver sbarca nelle edicole italiane con la sua rivista che esalta la dieta mediterranea e aggiunge un altro piano al grattacielo del suo impero, costruito prevalentemente sulla diffusione delle nostre ricette, diffondendo nel mondo una "cucina italiana" abortita nelle sue radici e involgarita nella sua bellezza, ma presentata ovunque come modello di salute e di vita sana. 
E noi, invece, affolliamo i Naturasì, per comprare costosissimi  "sciroppi di riso"  e "farine bianche di farro, a scarso contenuto di glutine" , spendendo cifre fuori misura, quando un buon miele e una buona farina ci costerebbero di meno e ci farebbero meglio, non fosse altro che per l'assenza di tutti quegli ingredienti nascosti che son scritti in piccolo nelle etichette sul retro. 
Perchè l'han detto le Iene, The China Study o la Gwynneth di turno. 
Quousque tandem continueremo a farci prendere in giro così?
Al prossimo SB!

giovedì 22 maggio 2014

POLPETTE DI TACCHINO - TURKEY MEATBALLS


A dirla tutta, devo ancora godermi per bene la lettura di It’s all good, introduzioni e istruzioni per l'uso a parte.
E' arrivato da poco, ho avuto il tempo di sbirciare qualche ricetta qua e là e di coglierne il senso generale, apprezzandone la grafica pulita e luminosa, come ha scritto Patty ma soffrendo un po' della scarsità di fotografie delle singole ricette.
Questo lavoro a quattro mani di Gwyneth Paltrow e Julia Turshen è ispirato ad una scelta di regime alimentare con qualche rinuncia, legata ad esigenze di salute e intolleranze. “An elimination diet to clear out my system”, si legge.
E se si deve disintossicare la Paltrow, cosa dovrei fare io che sembro un barbapapà ? Un trimestre a sole tisane di viakal e betulla ?
Il libro offre, per ciascuna ricetta, una legenda che aiuta a classificarla secondo tre percorsi: elimination diet (senza glutine, latticini e altri alimenti), vegan e protein packed.
Per dedicarmi ad un test in spirito Starbooks, ho scelto una ricetta decisamente non vegana, proposta corredata di foto: le polpette di tacchino.
La ricetta presenta una duplice proposta di esecuzione, una standard, con le polpette prima rosolate poi cotte nel sugo, ma anche una versione semplificata, da elimination diet (una semplice rosolatura o cottura al forno).


TURKEY MEATBALLS


1 cipolla piccola tagliata grossolanamente
2 spicchi d'aglio, sminuzzati
8 foglie di salvia
8 foglie di basilico
foglie di timo, da 4 rametti
foglie di rosmarino, da un rametto di 10 cm
1 manciata abbondante di rucola, sminuzzata
450 g macinato di tacchino
1 cucchiaino di sale
1/2 cucchiaino dimpepe macinato fresco
1 litro scarso di sugo al pomodoro


 Nel mixer sminuzzare a intermittenza tutte le erbe, sino a ridurle fini.
Trasferirle in una ciotola capiente, con la carne, il sale e il pepe.
Con le mani, miscelare per bene  e formare polpette grandi quanto una palla da golf.
Mettere a scaldare in una pentola ampia la salsa si pomodoro.
Nel frattempo, scaldare l'olio in una padella antiaderente a fuoco medio.
Rosolarvi le polpette, anche poche per volta se necessario.
Rigirarle sinché sono ben rosolate da tutti i lati, circa 2-3 minuti per parte.
Trasferire le polpette nella salsa e coprire parzialmente con un coperchio.
Far cuocere dolcemente per mezz'ora, mescolando di tanto in tanto per essere sicuri cuociano in modo omogeneo.
Servire accompagnando con pasta senza glutine, polenta o friarielli.

 Le note

Ho provato l'esecuzione indicata, con cottura al sugo, senza però accompagnare il piatto - come suggerito - anche con pasta senza glutine, o polenta, o ancora friarielli. Che quella è dieta da barbapapà.
Il sugo che viene proposto è un semplice sugo fatto con pelati in scatola, con aglio e basilico, sale e pepe.
Non vi nascondo che al momento del “tiriamo le somme”, su questo piatto sono andata in conflitto con me stessa.
Il promosso/bocciato è un interruttore tanto sano quanto drastico, e  il non essere “di casa” qui allo Starbooks non aiuta.
Sono in gioco due riflessioni:
La prima – la più facile e oggettiva – è: la ricetta è affidabile ?
La seconda – discrezionale – è: ne vale la pena ?

Se fate caso al testo, l'esecuzione è descritta in modo semplice e piacevole, ricco di aggettivi, avverbi e indicazioni che rendono la comprensione chiara e la realizzazione elementare ed affidabile. Il piatto riesce senza sbavature. L'unico dubbio è sulla quantità di polpette dichiarate. Il quantitativo di ingredienti indicato viene proposto per 24 polpette delle dimensioni di una palla da golf. Vabbé che non ho mai giocato a golf, ma giuro, a me ne sono venute 14 e non erano palle da rugby.
Passando all'esito e assaggio, le polpette sono internamente asciutte, si sbriciolano sotto la forchetta per l’assenza di leganti cremosi.
Al palato sono profumate e gustose ma amarotiche, probabilmente per la presenza di erbe aromatiche, tra cui rucola, sottoposte a lunga cottura.
L’aglio è mitigato dalle erbe. Ma presenta il conto qualche ora dopo.
La salsa di pomodoro è buona e indulgente, avendo usato una conserva artigianale biologica e costosa. Ma se avessi scaldato un barattolo di pelati dozzinale ?
Parliamo di una ricetta inserita in una proposta editorial-gastronomica salubre e - in versione solo rosolata - addirittura nell'eliminaton diet.
Pur rimanendo fedeli al mandato di evitare pane, uova e formaggi... che so, almeno una patata lessa nell'impasto ci poteva stare.
E ancora: considerando l'impronta salutistica del volume, fatico a capire il senso di preparare polpette senza questo e quello, per poi annegarle in mezzo litro di conserva di pomodoro (vedi anche i ceci in scatola di Mapi, o gli olii alternativi di Patty).

Infine, trovo bizzarro suggerire di accompagnare le polpette anche con pasta senza glutine o polenta. Dieta a parte, per deglutire il tutto ti serve l’idropulitrice.

Sarà che sono troppo vecchia per un piatto alla Lilli e il Vagabondo, ma per me questa ricetta non può essere che  PROMOSSA CON RISERVA.

mercoledì 21 maggio 2014

SHEPERD'S PIE VEGANA - VEGAN SHEPERD'S PIE






È facile – e naturale – storcere il naso di fronte all’ennesimo libro di cucina scritto dalla superstar di turno, figura che difficilmente riusciamo ad immaginare tra fornelli, pentole e padelle ma nel caso della biondissima ed eterea Gwyneth Paltrow una chance conviene sicuramente darla.

It’s all good” è un libro interessante: nelle pagine di prefazione le due autrici, amiche a quanto pare anche fuori dalla cucina, raccontano i retroscena della loro collaborazione professionale e le motivazioni che le hanno spinte ad elaborare un libro alla cui base c’è il concetto di “healthy comfort food”. L’idea è semplice e vincente: rendere appetitosi e gustosi piatti nati dalla combinazione di ingredienti sani (nel senso di non complessi) seguendo il condivisibile assunto secondo cui solamente se ciò che mangiamo è anche saporito e piacevole – oltre che, appunto, sano – la nostra salute potrà trarne effettivo beneficio. 

La Paltrow, concediamoglielo, è anche onesta: in una passaggio dell’introduzione ammette che le indicazioni fornite nel libro, a lei trasmesse da alcuni medici di fiducia a seguito di problemi di salute riscontrati qualche anno fa, ed il tipo di regime alimentare proposto sono da lei seguiti come baseline generale ma che, di tanto in tanto, è giusto concedersi anche qualcosa di meno clean.
Devo dire che, di base, è un’idea molto condivisibile, quasi ovvia: è ormai appurato che cibi troppo lavorati e raffinati non siano salutari e che sia preferibile assumere alimenti integrali, mangiare poca carne rossa e fare il pieno di frutta e verdure. Mi viene da pensare, però, che questi concetti siano molto più familiari a noi, felici figli della dieta mediterranea, di quanto non lo siano per i popoli anglo-sassoni, abituati a ben altri tipi di alimenti e combinazioni. Giusto, quindi, lo sforzo di informare, seppur con qualche mancanza qua e là, anche platee meno abituate a questi ragionamenti.

È vero, le ricette di questo libro sono piene di ingredienti che per noi risultano un po’ inusuali, di non facile reperibilità e spesso costosi, ma, anche qui, se pensiamo che il target principale del volume sono i lettori statunitensi e britannici, è facile immaginare che la maggior parte di questi prodotti siano da quelle parti molto più diffusi che da noi (nonostante il fatto che in una nota del libro si danno anche ai lettori inglesi consigli su siti internet dove acquistare alcuni alimenti). Inoltre, come spiegava ieri Stefania, alcuni ingredienti di base, ad esempio il burro di mandorle, possono facilmente essere preparati in casa.

Insomma, un libro tutto sommato piacevole, fresco e sfizioso, soprattutto per chi è curioso o appassionato di ingredienti un po’ esotici e, sicuramente, per chi ha particolari esigenze alimentari dovute ad intolleranze od allergie.

In onore ai britannici natali di quello che è per me uno degli uomini più fighi sulla faccia della Terra, nonché ex (oh, come mi dispiace!) consorte della Paltrow, alias l’incommensurabile Chris Martin, ho scelto di mettere alla prova un classico della cucina inglese che le autrici hanno reinterpretato in versione super healthy, realizzandola in monoporzioni e pensandola come piatto adatto anche ai bambini.


VEGAN SHEPERD’S PIE

Ingredienti (per 12 pezzi):

PER IL PURÈ

  • Sale marino grosso
  • 2 pastinache, pelate e affettate grossolanamente (oppure 1 patata dolce grande o patate bianche classiche, pelate ed affettate  – circa 255 g) – io ho usato la patata dolce
  • 1 piccola testa di cavolfiore, privata delle foglie esterne e del cuore, affettata grossolanamente (circa 700 g)
  • Sale grosso
  • 120 ml di latte di soia
  • 1 cucchiaio di olio EVO

PER LE LENTICCHIE

  • 160 g di lenticchie (preferibilmente la varietà francese di Puy) – io ho usato le lenticchie di Colfiorito
  • 2 cucchiai di olio EVO, più altro per ungere gli stampini
  • 1 cipolla rossa piccola, pelata e tagliata finemente (circa 75 g)
  • 1 carota, pelata e tagliata finemente
  • 1 spicchio d’aglio, tritato
  • 1 cucchiaino di timo fresco tritato finemente
  • Sale marino grosso
  • 6 cucchiai di concentrato di pomodoro
  • 1 cucchiaio e mezzo di sciroppo d’acero di buona qualità


    Procedimento

    Portare a bollore una pentola d’acqua capiente e salare generosamente.
    Aggiungere la pastinaca ( o le patate) ed il cavolfiore e cuocere finché non sono molto morbidi, da 13 a 15 minuti.
    Scolare le verdure e rimetterle nella pentola ma non sul fuoco. Aggiungere un cucchiaino di sale, il latte di soia, e l’olio d’oliva e schiacciare il tutto con l’aiuto di uno schiacciapatate fino ad ottenere un purè liscio ed omogeneo. – non avendo lo schiacciapatate ho passato il tutto nel mixer per pochi secondi.

    Versare le lenticchie in una pentola insieme a 960 ml di acqua. Portare a bollore, abbassare la fiamma, e far cuocere finché non sono molto morbide, circa 20 minuti – per me 30 minuti.
    Scolare e tenere da parte.

    Nel frattempo, scaldare l’olio d’oliva in una padella a fuoco medio e aggiungere la cipolla, la carota, l’aglio ed il timo, insieme ad un salutare (nel testo!) pizzico di sale. Cuocere, mescolando di tanto in tanto, finché le verdure non saranno morbide ma non dorate, 10 minuti.
    Aggiungere le lenticchie, un altro pizzico di sale, il concentrato di pomodoro, lo sciroppo d’acero, e 120 ml di acqua. Mescolare e far cuocere per altri 5 minuti, giusto il tempo necessario a far mischiare i sapori. Aggiustare di sale e lasciare da parte.

    Per comporre le pies:

    Scaldare il forno a 180° e posizionare la griglia nella parte alta.

    Foderare con carta forno (o pirottini) una teglia da 12 muffin e distribuire equamente le lenticchie. In alternativa, utilizzare 12 cocottine leggermente oliate.
    Coprire le lenticchie con uno strato di purè.
    Infornare e cuocere per 10 minuti (20 minuti se le lenticchie ed il puré sono freddi, ½ ora se sono congelati), quindi azionare il grill e far cuocere finché la superficie delle pies non scurisce.
    Servire subito.


    NOTE E CONSIDERAZIONI:

    • “A.A.A. pastinaca cercasi”! C’ho provato ma è stato impossibile trovarla, almeno dalle mie parti. Se qualcuno la avvista…faccia una fischio;

    • La preparazione necessità di un po’ di tempo ma i passaggi sono spiegati con accuratezza e risultano davvero molto semplici;

    • È molto utile avere a disposizione dei misurini in “cups” per non dover impazzire con le conversioni in grammi e milliletri;

    • La nota dolce è predominante, sia per l’uso del latte di soia che per la patata dolce (nel mio caso) ma l’insieme non risulta affatto stucchevole;

    • Con queste dosi mi è avanzata una porzioncina di puré di cavolfiore e patata rossa che, per inciso, è davvero ma davvero buonissimo!;

    • Le lenticchie, con il loro alto apporto proteico, sono ideali per sostituire la carne in una dieta vegetariana o vegana e regalano una consistenza simile a quella del macinato utilizzato nella ricetta originale;

    • L’idea delle monoporzioni è sempre carina. Si possono servire queste pies anche come sostanzioso antipastino;


    Per me questa ricetta è assolutamente
    PROMOSSA

martedì 20 maggio 2014

BARRETTE ALLA FRUTTA SECCA E CIOCCOLATO - CANDY BARS



Sembra fatto per me.
Gwyneth Paltrow, insieme alla co-autrice del libro Julia Tushen, ha creato un libro di ricette senza.
Senza cosa?
A turno, senza...tutto.
Dovendo fronteggiare uno stretto regime alimentare per risolvere alcuni problemi di salute si è trovata a dover eliminare dalla dieta moltissimi ingredienti.
Dopo un primo momento di sconforto ha, ehm, tirato l'acqua al suo mulino e ci ha tirato fuori questo libro.
Dedicato, per citare testualmente, a tutti coloro che per necessità o per voglia debbano o gradiscano eliminare determinati ingredienti dalla propria alimentazione.
I dolci, con queste premesse, promettono poco al fruitore di un libro di cucina.
Ma se si ha una certa dimestichezza con l'alimentazione vegan o, più facile, con i siti di fitness si vedraà che senza si riescono a creare piccoli capolavori.
Queste barrette, uno di essi.
Non sono nuove preparazioni del genere in casa arabafelice ma ancora non avevo utilizzato i datteri come dolcificante e legante e ne sono rimasta assolutamente conquistata, pur non amandoli da soli.
Ma nell'impasto si fondono alla perfezione ed è impossibile percepirli, dato che il sapore della frutta secca la fa da padrone.
E se ci mettiamo pure il cioccolato, bingo!
Vero è che la ricetta presenta alcuni ingredienti non facilissima reperibilità in Italia, mentre molto comuni all'estero: ma devo dire che, volendo, si possono facilmente sostituire (nel caso dell'olio di cocco) o addirittura preparare in casa (come il burro di mandorle).
Qui sono già una presenza fissa nel freezer.
Prima della palestra, dopo un pomeriggio di studio, una giornata di lavoro: una botta di energia niente male.
Anzi, va, pure senza nessuna scusa.
E' che, giuro, sono troppo buone.




CANDY BARS

210 g di anacardi non tostati e non salati
255 g di datteri (pesati dopo aver tolto il nocciolo)
125 g di burro di mandorle
100 g di sciroppo d'acero
60 g di farina di cocco
60 g di cocco a scaglie (non zuccherato)
mezzo cucchiaino di estratto di mandorla
circa 200-250 g di gocce di cioccolato
un cucchiaio e mezzo di olio di cocco


Mettere gli anacardi nel robot da cucina con le lame e ridurli in polvere abbastanza fine.
Aggiungere quindi i datteri tagliuzzati, il burro di mandorle, lo sciroppo d'acero, la farina di coccol, il cocco a scaglie e l'estratto di mandorle.
Far andare le lame, fermandole ogni tanto per non surriscaldare il composto finchè il tutto starà insieme.
Non succede subito, bisogna avere un minimo di pazienza e soprattutto non aggiungere nulla al composto.
Foderare una teglia quadrata o rettangolare non troppo grande e versarci il composto, pressandolo con le mani fino ad ottenere un'altezza di circa due centimentri e mezzo.
Se il composto è troppo appiccicoso inumidire le mani o versare sui palmi qualche goccia di olio.
Mettere la teglia in frigo per sei-otto ore, finchè sarà più solido.
Il giorno dopo versare le gocce di cioccolato e l'olio di cocco in un pentolino e far sciogliere il cioccolato a bagnomaria. Mescolare bene e versare il tutto sul dolce ormai indurito, livellando con un cucchiaio.
Rimettere in frigo per almeno un'ora, per far rapprendere il cioccolato, e servire tagliato a quadrotti oppure tagliare il composto con formine da biscotti, nel caso le barrette siano destinate ai bambini.

NOTE

- La ricetta richiede l'olio di cocco, che dove vivo si trova tranquillamente come il burro di mandorle. Per quest'ultimo, nel caso aveste difficoltà a reperirlo, ci sono molte ricette on line per farlo in casa.

- La preparazione non ha presentato alcun intoppo. Solo ci vuole un po' di pazienza perchè il robot frulli tutto per bene nella fase di preparazione dell'impasto. Meglio lavorare comunque con la funzione a scatti.

- Diventano morbide a temperatura ambiente quindi vanno conservate in frigo, o come consiglia l'autrice in freezer. Non serve farle scongelare perchè rimangono sempre un po' morbidine.

- La misura della teglia non è specificata con esattezza. Ho usato indifferentemente sia una teglia quadrata da 20cm la prima volta, e poi ho optato per una da 23cm. Entrambe vanno bene.

- In un'intervista rilasciata durante la promozione del libro l'autrice parla di queste barrette e dice di provare a sostituire il burro di mandorle con quello di arachidi, ovviamente biologico e senza zucchero: ho provato, e se possibile sono ancora più buone.

- Unico difetto: creano dipendenza grave. Ma a parte questo la ricetta è assolutamente

PROMOSSA

lunedì 19 maggio 2014

SPIEDINI DI TACCHINO TANDOORI E LEE's HOISIN SAUCE - TANDOORI TURKEY KEBOBS - LEE'S HOISIN SAUCE


Questo è il capitolo del libro di G. Paltrow che prevede ricette preparate con carni di tacchino, pollo e poche altre, che si adattano molto bene alle diete di ogni genere, come scrive l'autrice, ovviamente eccetto le vegane e le vegetariane.
La prima ricetta che ho scelto è la tandoori turkey kebobs (Spiedini di tacchino tandoori), perché visto che la dieta che sto seguendo personalmente prevede questo tipo di carne, volevo provarne il gusto un po' orientale: sempre alla ricerca di nuovi sapori, che rendano accattivanti piatti di per sé non troppo saporiti, non ho potuto resistere a questo mix di spezie ed aromi per arricchire un "povero" spiedino. 
La Paltrow presenta la preparazione così:
"Il tacchino, una carne magra ideale, è una proteina versatile intorno alla quale costruire un intero pranzo. La marinata saporita rende questa preparazione ricca di aromi."
Ho preparato anche, per rendere più originali altre semplici ricette con carni bianche, la Lee's Hoisin Sauce, una salsa di accompagnamento molto aromatica. 
Devo dire, però, che anche io sono rimasta colpita dagli ingredienti che compaiono in moltissime preparazioni del libro, perché non sono, prima di tutto, facilissimi da reperire (io li ho trovati solo in una catena di supermercati che si occupa di ingredienti orientali e bio) e, in più, sono piuttosto costosi.
La cosa non mi ha entusiasmato, ma, per l'occasione, li ho acquistati, per avere un'idea precisa dei sapori che le ricette ed in particolare la salsa, specificatamente prevedono.
Per l'utilizzo dello sciroppo d'acero, vi rimando all'interessante disamina di Gaia

Spiedini di tacchino tandoori

spidini Tandoori

Ingredienti per 4 persone
120 ml di yogurt di latte di capra o di pecora (ma, se non ci sono intolleranze, direi che quello vaccino si presta altrettanto bene)
1/2 cucchiaino di zenzero macinato fresco
1/2 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di coriandolo
1/2 cucchiaino di curcuma
1 pizzico di pepe d cayenna (peperoncino per me)
1/2 cucchiaino di sale grosso marino
1 lime
2 cucchiaini di cilantro tritato (prezzemolo per me)
1/2 kg di petto di tacchino disossato e senza pelle, tagliato in cubetti di 2,5 cm ca.

Dal momento che la marinatura della carne deve durare da un minimo di un ora ad un massimo dell'intera notte, decidete voi quando prepararla. Io l'ho lasciata in frigo, ricoperta da pellicola trasparente, come consiglia l'autrice, dalle 8 di mattino fino all'ora i cena, alle 20 circa: i profumi e gli aromi erano gradevolissimi al momento della cottura.
Mettete a bagno in acqua una dozzina di spiedini di legno da 15 cm ca. Il consiglio vuole evitare che, una volta sulla piastra o sulla griglia, il legno bruci.
Mescolate insieme lo yogurt, le spezie e il sale. Togliete la scorza del lime e aggiungetela alla mistura di yogurt. Tenete da parte il lime, vi servirà più tardi. In questa marinatura ho utilizzato, per amor di precisione lo yogurt di latte di capra, ma dovessi dire non ho notato una grande differenza con quello naturale bianco di latte vaccino. Quindi, potete usare anche quest'ultimo, se non soffrite di particolari intolleranze o allergie.

spiedini tandori

Quando siete pronti a mangiare, scaldate una griglia o una padella adatta allo scopo, su un fuoco medio-alto. Scolate ora  gli spiedini e infilate su ognuno 4 o 5 pezzi di tacchino marinato. Intorno alla carne si sarà creato un "rivestimento" di un bel giallo vivace, che, cuocendo, oltre a sprigionare profumi, regalerà pure agli spiedini un aspetto vivace!
Spazzolate il grill o la padella con olio e grigliate i vostri "kebobs" finché non siano sodi al tatto e completamente cotti, cosa che accadrà cuocendoli per circa 3 minuti per parte. Mi chiedevo, alla prima lettura della ricetta, perchè la ricetta non dicesse che, per constatare la corretta cottura, è utile anche controllare semplicemente il colore dei pezzetti di tacchino: ma la marinatura brillante impedisce di vedere la carne! 
Disponete i kebobs sul piatto di portata. Tagliate a metà il lime senza buccia e spremetelo sopra gli spiedini; cospargerteli di prezzemolo e serviteli.  Io li ho accompagnati con un'insalata fresca.
Proprio a causa della sua "magrezza" la carne di tacchino diventa spesso piuttosto asciutta, una volta cucinata. La marinatura regala, però, a questo piatto molti profumi e il tacchino risulta morbido, succoso e saporito. In aggiunta a questo, il profumo, mentre la carne cuoce è ottimo! L'unico particolare che mi è dispiaciuto che questa bontà non è decisamente molto fotogenica....ma merita un assaggio!

Sempre per proseguire la mia ricerca di sapori ricchi, come vi dicevo, che mi aiutino ad apprezzare ancor più le carni bianche, ho preparato anche una salsa suggerita dalla Paltrow come accompagnamento perfetto di preparazioni meno ricche di sapori, come le polpette di tacchino o semplici spiedini, senza marinature particolari. Si tratta della

Lee's Hoisin Sauce.

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ingredienti:
1 cucchiaino di olio neutro (per me d'oliva)
1 cucchiaino di polvere Cinese alle cinque spezie (per la mia ho pestato chiodi di garofano, pepe di Sichuan, cannella, zenzero e semi di finocchio, secondo il suggerimento dell'autrice))
1 spicchio d'aglio grosso
2 cucchiai di aceto di riso
115 g di pasta miso (Condimento a base di riso e soia a fermentazione naturale)
115 g di sciroppo d'acero di buona qualità

Scaldate l'olio in una padellina su fuoco medio, aggiungete l'aglio e le 5 spezie e cuocete per 30 secondi o finché il tutto non sia meravigliosamente fragrante. Mescolate i restanti ingredienti, portate a bollore e cuocete, mescolando continuamente per 3 o 4 minuti, o finché la salsa non si ispessisca leggermente.
Lasciatela raffreddare prima di usarla. Si conserva per pochi giorni in frigorifero.
PicMonkey Collage
Personalmente l'ho utilizzata con soddisfazione per ravvivare un neutro arrosto di tacchino, un po' "pallido", che ha tratto un bel giovamento da questa salsa densa e saporita e, come vi dicevo, per accompagnare delle semplicissime polpette di tacchino.
Il sapore è davvero eccellente.

Insomma, questo libro mi ha regalato un profluvio di sapori, che hanno dato una piacevole sferzata al palato e che, devo dire, sono stati apprezzati anche da due giovanissime ospiti, che si sono unite al mio solito gruppo di commensali.
Insomma, pur essendo partita un po' freddina, non posso far altro che

promuovere

appieno queste ricette!

giovedì 15 maggio 2014

"GELATO" ALLA BANANA CON MANDORLE TOSTATE



Ho avuto molte perplessità fin dall'inizio, su questo libro. Mi sembrava che soffrisse della sindrome Maria Antonietta, quella delle brioche per intenderci.
Troppi ingredienti complicati, e molto costosi, troppa filosofia. 
Però è vero che mangiare male sta diventando un'emergenza sanitaria di tutti i paesi occidentali, da cui derivano problemi di salute piuttosto significativi: mangiamo troppo, ci muoviamo troppo poco, siamo sovrappeso e con un sacco di acciacchi.
Che abbiano ragione Gwyneth e il suo medico/guru secondo i quali dovremmo mangiare decisamente meno e cose più salutari, abolire lo zucchero e i grassi animali, ridurre la carne e le proteine animali in genere?

Anche perché questo gelato ci è piaciuto parecchio. Non che sia una novità assoluta, mi era capitato di vederlo da qualche parte, e l'espertissima Araba mi ha detto essere un classico delle diete fitness.
L'autrice introduce così la ricetta:
"Questa preparazione ha tutta la ricchezza e cremosità del gelato senza un grammo di grasso né zucchero. 
Il topping croccante è perfetto come accompagnamento ed è davvero buono".
Una nota sulla questione zucchero. È vero, nel libro della Paltrow lo zucchero è abolito e viene sostituito dallo sciroppo d'acero. Lo sciroppo d'acero contiene saccarosio, cioè zucchero. Infatti non è certo un alimento permesso ai diabetici.
Il suo potere calorico è fra i più bassi di tutti i dolcificanti (250 calorie per 100 g, per intenderci, lo zucchero bianco ne produce 387) e anche l'indice glicemico è inferiore (65 contro i 100 dello zucchero ordinario), mentre il suo potere dolcificante è elevato, quindi ne basta poco. Però sempre di dolcificante contenente saccarosio si tratta. Questo mi sembra il tipico esempio dello stile informativo di molti fautori di un'alimentazione sana e naturale (molti, non tutti ovviamente), purtroppo. Si trasmettono informazioni non del tutto corrette, e in questo modo si discredita un messaggio giusto, ovvero la necessità di adottare un modo di mangiare più sano ed equilibrato ed uno stile di vita più corretto. 

Altro aspetto non trascurabile, il prezzo. Lo sciroppo d'acero è molto costoso, e questo non è un elemento trascurabile per molti. Certo non per la Paltrow, che non ha certo il problema di arrivare alla quarta settimana. 

Ma veniamo alla ricetta...

Gelato di banana con mandorle tostate dolci e salate

Ingredienti
(per circa 0,5 l di gelato)
4 banane sbucciate e tagliate a rondelle
1/4 di tazza di mandorle a lamelle tostate
2 cucchiai di sciroppo d'acero + 2 cucchiai
1 pizzico di sale marino
1/2 tazza di latte di mandorle non zuccherato
1 cucchiaino di estratto di vaniglia 

Preparazione
Disporre in un singolo strato le fettine di banana su un vassoio coperto da carta-forno, e metterle in freezer. Quando saranno congelate, si possono utilizzare subito oppure conservare (max 1 mese) in un sacchetto, sempre in freezer.

Mentre le banane congelano, mescolare in una ciotolina le mandorle tostate, 1 cucchiaio di sciroppo d'acero e il pizzico di sale. Tenere da parte.

Mettere nel bicchiere del robot le banane congelate, il latte di mandorle e i 2 cucchiai di sciroppo d'acero rimasti. Azionare il mixer finché la miscela non acquisisce una consistenza cremosa. Inizialmente sembrerà rimanere grumoso, ma quando le banane iniziano a scongelare diventerà molto cremoso (nel mio caso sono andata oltre e si è sciolto troppo).

Servire in coppette cosparso con le mandorle.

MIE NOTE
  • bisogna prendere la mano con i tempi. La prima volta che l'ho fatto, quella della foto, ho frullato troppo a lungo e si è sciolto un po' troppo. Le volte successive sono stata più attenta ed è venuta una consistenza più cremosa
  • dà dipendenza. Mia figlia, dopo averlo assaggiato dopo pranzo, l'ha voluto a merenda, e poi dopo cena :-) 
  • va fatto e consumato: se si rimette in freezer, congela. Vorrei provare a metterci un cucchiaino di miele, magari rimane cremoso. Comunque è così veloce da preparare che non è un grosso problema.
Per me questa preparazione, nella sua semplicità, e malgrado le mie perplessità sul personaggio e sull'operazione in sé, che però poco hanno a che vedere con la riuscita o meno della ricetta, è

PROMOSSA

mercoledì 14 maggio 2014

STARBOOKS REDONE DI MAGGIO 2014


E' scattata l'ora dello Starbooks Redone di Maggio, l'appuntamento mensile in cui siete voi a provare le ricette tratte dai libri testati finora dalla banda dello Starbooks! L'elenco completo dei libri da cui attingere lo trovate qui, e ricordate che potete scegliere una qualsiasi delle ricette presenti sul libro testato :) Quello che vi chiediamo, è di realizzare la ricetta con lo spirito Starbooks, cioè seguendola così come è stata proposta nel libro, ed esprimendo un giudizio sulla sua riuscita, sulle eventuali difficoltà incontrate, etc.
Il Redone inizia oggi e avrete tempo fino al 26 Maggio compreso per partecipare, lasciando un link al vostro post nei commenti qui sotto. Anche se non avete un blog potete partecipare, inviando una mail con il testo e le foto della ricetta alla nostra mail: lostarbook@gmail.com

Le tre ricette che verranno decretate vincitrici, daranno la possibilità a chi le ha realizzate di diventare Starbooker per un mese insieme a noi, come stanno facendo questo mese Latte e fiele, Il Bosco di Alici e A Little Place to Rest
La prima classificata riceverà anche un pezzo unico firmato Starbooks e realizzato dalle mani d'oro della Roby.
Vi aspettiamo!!!


Partecipanti di Maggio 2014


martedì 13 maggio 2014

INSALATA DI LENTICCHIE CON SENAPE E POMODORI - LENTIL SALAD WITH MUSTARD + TOMATOES


Gwyneth sarebbe orgogliosa di me: per fare questa ricetta ho utilizzato quasi esclusivamente ingredienti biologici, dai pomodorini, al limone, alla senape in grani, all'olio e aceto, al prezzemolo... e poi, grazie a un viaggio in Francia, avevo in casa proprio le lenticchie di Puy (che provengono da un bellissimo paesino medievale in Auvergne, Le-Puy-en-Velay). Inoltre uso da tempo il sale di Maldon, che Gwyneth sostiene essere "il migliore al mondo"...

Questa insalata di lenticchie si presta perfettamente ad essere "italianizzata"... con quali ingredienti, lo vedrete subito! L'autrice ci dice che è una ricetta molto semplice, perfetta come contorno oppure come piatto principale se la servite ad esempio insieme a un uovo in camicia.

da It's All Good
di Gwyneth Paltrow e Julia Turshen

ingredienti per 4 persone
200 g di lenticchie di Puy (o di Castelluccio!)
1 cucchiaio di senape di Digione
1 cucchiaio di senape in grani
il succo di mezzo limone
2 cucchiai di aceto di vino bianco
50 ml di olio d'oliva extra vergine
sale in fiocchi (o fior di sale)
1 piccola cipolla rossa (di Tropea!), tritata finemente
150 g di pomodori ciliegini tagliati a metà (di Pachino!)
6 g circa di prezzemolo tritato grossolanamente

Portate a bollore una grande pentola di acqua salata (io salo solo dopo il raggiungimento del bollore), aggiungete le lenticchie e cuocetele a fuoco medio per circa 20 minuti (così rimangono molto al dente, io li ho cotti per 25 minuti). Scolatele bene e mettetele in un'insalatiera.

In una ciotolina mescolate i due tipi di senape, il succo di limone, l'aceto, l'olio d'oliva e un bel pizzico di sale. Versate la salsa vinaigrette sulle lenticchie e unite anche la cipolla, i pomodorini e il prezzemolo. Aggiustate di sale ed eventualmente di limone e olio.

Quest'insalata è migliore se lasciata riposare per almeno mezz'ora e se servita a temperatura ambiente.


Essendo una ricetta davvero semplice - come del resto gran parte delle insalate -, non ci sono molte osservazioni da fare... Mi è piaciuto l'abbinamento delle lenticchie con i pomodorini e il condimento alla senape, anche se:

- non ho capito perché bisogna mescolare due tipi di senape, personalmente avrei messo solo quella in grani
- non sono d'accordo sull'utilizzo del succo di limone insieme all'aceto: o l'uno o l'altro, specialmente per condire dei legumi delicati come le lenticchie di Puy.

Comunque l'insalata è piaciuta a tutti noi (non è avanzata neanche una lenticchia!), è un'ottima idea per presentare in modo un po' diverso questi legumi, la ricetta è spiegata bene, le dosi sono esatte, quindi per me la ricetta è:
PROMOSSA



lunedì 12 maggio 2014

ZUPPA DI BARBABIETOLE, FINOCCHI E MELE




No non le avrei dato due lire. Mi sembrava la solita operazione commerciale, la bella, ricca e famosa dalla vita patinata con il marito figo e famoso pure lui, attrice da oscar che si inventa blogger, appassionata di moda e di cucina. Quando ho avuto occasione di tenere un suo libro di ricette tra le mani non mi sono presa la briga neanche di sfogliarlo. E chi riesce a fidarsi di una che chiama la figlia Apple? Sto parlando di Gwyneth Paltrow e del suo nuovo libro di ricette. Solo pregiudizio il mio e ogni volta che mi succede, mi rendo conto di quanto sia stupido non approfondire solo perché la superficie mi appare scontata. Ci voleva lo Starbooks a farmi cambiare idea. Ho scelto una ricetta semplice di quelle che non si possono sbagliare, forse perché avevo il timore i delusioni o perché invece ad una ricetta complicata si perdona l’errore mentre a una facile no,  non so, so che l’ingrediente apple in qualche modo mi ha attirato….
Una zuppa fatta di cipolle, finocchi, barbabietole e mele. Una ricetta che ne prevede 2 in realtà perché il brodo di verdura che serve per allungare è una ricetta a parte. Il risultato è stato sorprendente, equilibrio di sapori, una consistenza gradevole al palato e un colore incredibile che mette subito allegria. Una zuppa così è buona e divertente perché può diventare in un attimo sangue di drago o una pozione magica o una salsa puffosa da far mangiare ai bambini. 

Come suggerisce Gwyneth nella descrizione della ricetta, la zuppa è perfetta a inizio autunno quando le ultime barbabietole estive si accavallano con le prime mele che lei raccoglie dalle sue piante. La zuppa è ancora più buona con un pochino di yogurt di capra mescolato a del rafano.



BEET, FENNEL AND APPLE SOUP 
per 4 porzioni

Per il brodo vegetale

1 grossa cipolla gialla pelata e tritata grossolanamente
2 carote grandi
1 gambo di sedano tritato grossolanamente
1 grande porro lavato e tritato grossolanamente
3 spicchi d'aglio sbucciati e schiacciati con il lato di un coltello
3 rametti di prezzemolo italiano
4 rametti di timo fresco
2 rametti di dragoncello fresco
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di sale marino grosso
1 cucchiaino di pepe nero in grani
3 litri circa d'acqua (2,390 l). 

Mettere il tutto in una pentola, portare a ebollizione e poi abbassare e far cuocere per 45 minuti. Lasciar raffreddare il brodo, filtrarlo e versarlo in un contenitore. Si conserverà per una settimana in frigo o 6 mesi nel congelatore.

 Per la zuppa


2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
1 finocchio, tagliato a dadini (salvo fronde per guarnire, o altro uso, se lo si desidera)
1 cipolla gialla, a dadini
2 spicchi d'aglio, finemente tritati
Sale marino grosso
3 barbabietole medie, sbucciate e tritate grossolanamente
2 piccole mele, sbucciate e tritate grossolanamente (io ho usato le Granny Smith)
6 tazze di verdure o brodo di verdura o di pollo
Pepe nero macinato fresco
Erba cipollina tritata per guarnire, se lo si desidera

Scaldare l'olio in una pentola capiente a fuoco medio. Aggiungere il finocchio, la cipolla, l’aglio, e un pizzico di sale. Cuocere, mescolando di tanto in tanto, per circa 10 minuti. Le verdure devono ammorbidirsi, ma non rosolare.
Aggiungere le barbabietole, le mele e il brodo nella pentola. Portare a ebollizione. Ridurre il calore e far sobbollire fino a quando le barbabietole e le mele sono completamente morbide, circa 30 35 minuti.
Frullare la zuppa, in un frullatore o in pentola con un frullatore ad immersione. Condire con sale e pepe a piacere.


Note mie

- La realizzazione di questa zuppa è facilissima, seguendo le indicazioni di Gwyneth non si può sbagliare.

- Consiglio di fare il brodo di verdure come da sua ricetta perché è un brodo molto saporito e profumato.

- Nella ricetta si parla di mele in modo generico, secondo me non tutti i tipi di mele possono andare bene. La zuppa è dolciastra e solo delle mele asprigne possono bilanciare il gusto dando equilibrio al piatto.

- Un elemento speziato avrebbe dato più struttura alla zuppa che è buona già così.
- Si può giocare con il colore per fare un piatto particolare magari splatter effetto sangue per Halloween o con qualche ragnetto farne la zuppa di spiderman…..insomma il colore invita al gioco.

GIUDIZIO

PROMOSSA