martedì 31 marzo 2015

STARBOOKS REDONE DI MARZO 2015: I VINCITORI!


 Starbooks Redone si conclude e finalmente ecco i vincitori, che ci affiancheranno nell'analisi del prossimo libro di Aprile.

Prima classificata
Limoni in conserva di Alterkitchen



Seconda classificata
Ricotta Fritters di Luciana C.







 Terza classificata
 Tortine friabili di Sediamoci in Cucina



 Chiediamo alla prima classificata di inviare una mail a: lostarbook@gmail.com con l'indirizzo a cui spedire il premio.
A tutte e tre di prepararsi ad un nuovo libro da... starbookare ;)

lunedì 30 marzo 2015

TEA FIT FOR A QUEEN: TIRIAMO LE SOMME?



"Promossa, promossa, promossa..."
... e la mano dei nostri lettori agguanta il borsellino
"promossa, abbastanza promossa, del tutto promossa"
... e l'altra mano punta il timone del mouse in direzione amazon.uk
"promossa, promossa, promossa"
... il numero della carta di credito lampeggia, il carrello virtuale è riempito e per avere un tè come a Buckingham Palace basta un semplice clic...
Ecco: non fatelo. 
Non schiacciate quel pulsante. 
Navigate altrove, guardate altrove, destinate altrove il vostro denaro, perchè davvero non vale la pena di acquistare lo Starbook che ci ha accompagnati in questo lungo mese di marzo. 
Al solito, le prime ad esser rincresciute siamo noi, non fosse altro  che per esserci lasciate abbindolare dall'azzurro tiffany della copertina, dal titolo così gravido di lusinghe, dal coinvolgimento di una istituzione così seria come l' Historic Royal Palaces e, buon ultimo, anche dal prezzo contenuto: 10 sterline per un tè con la regina, in fondo, avevano il sapore di un investimento, e pure dei più furbi. 

A fine verifica, invece, il sapore è quello, amarognolo, della fregatura, una sorta di "settimo gusto" non ancora codificato ma ,ahinoi, tante volte sperimentato, che, in questo caso, riassume tutte le magagne di questo libro: un numero veramente esiguo di ricette, una descrizione eufemisticamente frettolosa e, quel che  è peggio, nessun criterio nella loro selezione. 
 Il che  è colpa sempre esecrabile, che diventa peccato mortale, se di parla di "afternoon tea". 
Proprio poche settimane fa, i giornali britannici pubblicavano fra lamenti, pianti ed alti guai, un de profundis per il loro rito nazionale, constatando la schiacciante vittoria della tanto deprecata bustina sulla miscela sfusa, più una serie di altre detestabili abitudini, fra cui spicca, con orrore, la preparazione del té direttamente in tazza. 
L'high tea è morto, viva l'high tea, per intenderci.
Stracciamento di vesti a parte, la notizia non crea poi così stupore: l'Inghilterra è un Paese con molte più facce di quante gli Inglesi stessi ammettano di avere e molte di esse sono ormai perfettamente radicate nel tessuto sociale, con una inevitabile commistione di spazi che ha causato un arretramento della tradizione, compresa quella con la T maiuscola.
Nello stesso tempo, però, l'etichetta è sempre quella: e se si decide di affrontare un argomento codificato nei secoli come appunto il tè delle cinque, il primo comandamento è non sgarrare sui fondamentali. 
Non accompagnare mai un high tea con torte alla crema, per esempio
O con cioccolato a profusione
O con dolci fritti
O con strati di salsa, se parliamo di savoury
Per non parlare di certe modifiche al limite dell'attentato, come la marinatura dei cetrioli per i Cucumber Sandwiches nell'olio d'oliva, che è roba che grida vendetta al cospetto di Sua Maestà, galleria degli antenati compresa. 

Non era poi una missione così impossibile:  bastava solo  seguire le regole, sollevare la coltre dell'approssimazione e recuperare le decine e decine di ricette che si abbinano al tè, per ottemperanza ai criteri del gusto, ancor prima che all'ossequio della tradizione. 
Come dicevamo nell'introduzione al libro, la letteratura sul tema è vastissima: era sufficiente una consultazione veloce, per espungere dalla raccolta quello che proprio non c'azzecca e sostituirlo con qualche loaf, qualche "coffee cake" (lo so che è una contraddizione in terminis, ma se pensate al grado di annacquamento del caffé britannico, vi siete risposti da soli), uno a caso fra le centinaia di buns che costellano la geografia gastronomica del Paese, per non parlare delle moderne variazioni sul tema, in fatto di scones e focaccine. 
Ne sarebbe derivato un libro nuovo che, grazie anche all'arricchimento della sezione storica, avrebbe dato un senso all'acquisto, anche da parte di chi ha già colmato lo spazio sugli scaffali, alla sezione "tè". Invece, ne è venuto fuori un libretto piuttosto insulso, il cui pregio principale è il non provocar rimpianto, a lasciarlo dov'è.

Ci vediamo nei prossimi giorni, con il Redone-e appuntamento al 13 aprile, per il prossimo starbook!

venerdì 27 marzo 2015

GINGER PEAR AND SULTANA LOAF CAKE

Lo zenzero questo sconosciuto.
Ho cominciato ad utilizzare questa radice aromatica nella sua versione fresca solo da pochissimo e mi si è aperto un mondo.
Mi viene da metterla praticamente dappertutto, in dosi misurate ovviamente, ma trovo che questa sua piccantezza agrumata sia assolutamente meravigliosa in tante preparazioni di carne bianca, nella vinaigrette, nella base del soffritto se si vuole dare un tocco esotico, e si, anche nei dolci.
Per la ricetta di oggi, ho usato lo stesso zenzero sciroppato che ho messo nei fruit cake precedenti perché non ho lo stem ginger, vale a dire lo stelo di zenzero in sciroppo.
Ma non è che ci sia moltissima differenza in verità. Ho usato quindi lo sciroppo per lucidarlo ed il risultato mi è piaciuto molto.
Non è un cake primaverile.
Piuttosto ha note autunnali, confortanti, perfette per un te davanti al camino.
Non potendo permettermi di tenere dolci in casa in questo periodo (non c'è bisogno che ve ne spieghi la ragione), ho portato il tutto in ufficio.
La risposta ovviamente, è che va benissimo anche senza te! Quello che serve è soltanto un sano amore per la coccola.
Ingredienti per 10 persone
2 piccole pere sbucciate
100 g di burro morbido non salato
125 g di light brown sugar (io ho usato del brown sugar)
2 cucchiai di sciroppo di zenzero più extra per lucidare
2 uova sbattute
150 g di farina autolievitante
125 g di farina integrale autolievitante
50 g di nocciole finemente tritate
1 cucchiaino di zenzero in polvere
50 g di uvetta
2 pezzetti di zenzero in steli sciroppato, tritato o grattugiato finemente
125 ml di latte a temperatura ambiente
Preriscalda il forno a 180°, imburra e fodera uno stampo per cake da 900 g (uno stampo classico), con carta da forno.
Spezzetta 1 pera e mezza togliendo il picciolo, il torsolo ed eventuali semi. Tieni da parte.
Monta a crema il burro con lo zucchero e lo sciroppo di zenzero in una larga ciotola.
Aggiungi velocemente le uova sbattute, quindi incorpora le farine, le nocciole e lo zenzero in polvere.
Successivamente aggiungi le pere a pezzetti, lo zenzero sciroppato, l'uvetta ed il latte per ottenere un impasto piuttosto denso.
Versa l'impasto nello stampo e livella la superficie.
Taglia a fette nella lunghezza l'ultima metà della pera e sistema le fettine sul cake in diagonale.
Fai cuocere per c.ca 1h (a me sono bastati 50 minuti).
Spennella la superficie con 2 cucchiai di sciroppo di zenzero e lascia raffreddare per una ventina di minuti, quindi toglilo dallo stampo trasferisci il dolce su una gratella per raffreddare completamente.

  • Ricetta facilissima ma è importante che tutti gli ingredienti siano a temperatura ambiente quando si lavorano.
  • Per le farine, io non ho trovato quelle autolievitanti (in realtà non le amo), quindi ho usato mezza bustina di lievito miscelandola bene e setacciando il tutto. 
  • Trovo che si possa realizzare lo stesso dolce anche senza lo zenzero sciroppato, facendo una variante in corso d'opera, mantenendo il tutto inalterato con la presenza della spezia in polvere (che conferisce comunque il caratteristico sapore), ed aggiungendo del limone sciroppato tagliato a piccoli pezzi. E lucidando il dolce con lo stesso sciroppo.
  • Non è un dolce dolce. La quantità di zucchero (brown sugar) è minima e il resto della dolcezza viene dato dall'uvetta e dalle pere quindi trovo che la ricetta sia perfettamente bilanciata. Anzi personalmente la trovo davvero buona, poco stuccosa come a volte sono certi cake, e la presenza del latte aiuta il dolce a mantenere una discreta umidità e morbidezza che non guasta mai. 
  • Si conserva e migliora nei primi 3 giorni dalla preparazione. 
  • Non omettete le nocciole che secondo me potrebbero essere tritate al coltello, perché l'elemento croccante è una sorpresa piacevolissima ed in più queste regalano un profumo di bosco meraviglioso. 
PROMOSSA 

giovedì 26 marzo 2015

BLINIS CON SALMONE MARINATO ALL'ANETO E BARBABIETOLA



Parto con una precisazione -e con la cenere sul capo, perchè l'aneto del titolo della ricetta è miseramente mancato, nella mia realizzazione, a causa di vicissitudini familiari che mi vedono privata dellamia foritissima dispensa e sospesa fra due zone in cui questa erba,ahimè, è introvabile. 
Nello stesso tempo, il titolo è un po' ingannevole, perchè l'ingrediente che la fa da padrone è una specie di gravlax, vale a dire il salmone marinato nello zucchero e nel sale, secondo una celeberrima ricetta scandinava, su cui è superfluo soffermarsi.
La scelta della ricetta nasce quindi da questa ispirazione nordica, che sposta la cerimonia del té a latitudini più estreme, non per questo estranee ad un'isola che ha nella cucina delle Highlands scozzesi un altro dei suoi fiori all'occhiello. Nel contempo, è difficile dare una esatta collocazione geografica a questo piatto: i blinis, la barbabietola e la panna acida tradiscono una ispirazione russa, il gravlax è tutto scandinavo e il té a cui verrebbe da pensare è quello che si prepara nel samovar, più che nella teiera di porcellana o d'argento. 
Nello stesso tempo, non c'è High Tea senza salmone- e quindi, non ci resta che procedere....
 
BLINIS CON SALMONE MARINATO ALL'ANETO E BARBABIETOLA

per 6persone
per il salmone marinato
300 g di filetto di salmone, con la pelle
2 cucchiai di aneto tritato
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di zucchero di canna
1/2 cucchiaino di pepe bianco macinato
la scorza grattugiata di mezzo limone

per i blinis
1 cucchiaino di lievito di birra secco
100 g di farina integrale
25g di farina debole
1/2 cucchiaino di zucchero semolato
150 ml di latte
15 g di burro, fuso e intiepidito
1 uovo medio, tuorlo e albume
un pizzico di sale
olio di girasole per friggere (io burro)

per la guarnizione
crème fraiche
2 barbabietole rosse già cotte, tagliate a cubetti
rametti di aneto. 

disponete il salmone su della pellicola trasparente per alimenti, con la parte dellapelle rivolta verso il basso. Mescolate tutti gli altri ingredienti e spargeteli con il cucchiaio sul pesce, richiudete i lembi della pellicola, rivoltate in modo che la pelle risulti verso l'alto e sistemate il salmone in un piccolo contenitore: tenetelo in frigo per tre giorni, con sopra un peso.

per i blinis: versate il lievito,le farine,lo zucchero, il latte, il burro e il tuorlo in una terrina emescolate bene. coprite e lasciate riposare per 30 minuti. montate l'albume a neve ferma in una terrina pulita e amalgamatelo delicatamente al resto del composto, con un pizzico di sale

scaldate un cucchiaio d'olio (io una noce di burro, in padella antiaderente). Usando un cucchiaino da dessert, prelevate piccole quantità di composto e disponetele sul fondo della padella.stendetele in cerchi di circa 7 cm di diametro e lasciate cuocere per pochi minuti,fino a quando i blinis saranno dorati. continuate a cuocere i blinis a 2-3alla volta aggiungendo altro olio in padella, se necessario, fino ad esaurimento dell'impasto

Affettate il salmone marinato e sistematelo sui blinis: versatevi sopra un cucchiaio di crème fraiche e completate con qualche cubetto di barbabietola e un rametto di aneto. Servite immediatamente. 

il salmone che avanzerà può essere riavvolto nella pellicola e conservato in frigo per altri due giorni. 

Note
qualche imprecisione negli ingredienti c'è:le due barbabietole sono assolutamente eccessive (a me ne è servita meno della metà di una sola), a meno che non si tratti di esemplari molto piccoli, in qual caso si sarebbe dovuto specificare nel testo; il rametto d'aneto alla fine è sovrabbondante (due cucchiai nella marinata sono tantissimi), 1 cucchiaino di lievito secco per 125g di farina è di nuovo tanta roba. 
Non sono d'accordo sull'utilizzo dell'olio di semi di girasole, del tutto fuori luogo: se proprio non si vuole usare il burro, allora che si utilizzi un buon olio extravergine: in tutti i casi, le quantità sono  minime.
dal punto di vista dell'attrezzatura, avrei gradito che venisse indicata la padella antiaderente per la cottura dei blinis. 
A parte queste annotazioni, comunque, il risultato è davvero ottimo, per cui faccio finta di non aver dovuto pranzare a barbabietola per tre giorni di fila e dichiaro questa ricetta

PROMOSSA

mercoledì 25 marzo 2015

RICOTTA FRITTERS DI OTTOLENGHI PER LO STARBOOKS REDONE

Abbiamo ricevuto via mail da Luciana C. questo contributo per lo Starbooks Redone di Marzo!
Grazie mille per la tua partecipazione, Luciana!


Se il mese scorso non avessi partecipato in veste di redoner forse non starei sfogliando Plenty more con gli occhi a cuoricino. Alcune ricette forse non riuscirò mai a testarle perché non saprei dove reperire tutti gli ingredienti . Per queste frittelle di ricotta invece non occorre nulla di strano, anzi , ricotta e caprino qui si trovano ovunque.
Siccome non amo la menta ero indecisa se mettere tutta quella indicata nella ricetta o dimezzare la dose. Mi sono buttata e l’ho messa tutta, fortunatamente l’aroma non è così forte come pensavo, si percepisce appena. Nell’insieme sono deliziose e tutti gli aromi si fondono perfettamente, nessun ingrediente prevale sugli altri.

RICOTTA FRITTERS WITH ORANGE AND HONEY

 


Ingredienti
(Per 6 persone)
  • 470 gr di ricotta
  • 60 gr di caprino fresco o altro formaggio di capra morbido
  • 3 uova
  • 60 ml di latte intero
  • 1 + 1/2 cucchiaio di foglie di menta finemente tritate
  • la scorza grattugiata di 1 arancia
  • 160 gr di farina 00 più altra all’occorrenza
  • 1+ 1/2 cucchiaino di lievito per torte
  • 50 gr di zucchero semolato
  • 700 ml di olio di girasole per friggere
  • 4 cucchiai di miele leggermente riscaldato da far cadere a pioggerella sulle frittelle
  • zucchero a velo per spolverare
  • sale
Per lo sciroppo di arancia
  • 100 gr di zucchero semolato
  • la scorza di un’arancia tagliata a listarelle sottili

Iniziare preparando lo sciroppo. In un pentolino mettere 100 ml di acqua e lo zucchero semolato su fiamma media e mescolare fino a quando lo zucchero non sarà sciolto. Lasciare sobbollire per 3/4 minuti. Aggiungere le listarelle di arancia e continuare la cottura ancora per 2 minuti. Togliere dal fuoco e lasciare che le listarelle di arancia si raffreddino nello sciroppo.

In una ciotola mettere 350 gr di ricotta con il caprino e le uova. Sbattere fino a quando il composto non sarà abbastanza liscio, aggiungere il latte, la menta , la scorza di arancia grattugiata e mescolare. Mettere da parte.

In un’altra terrina mischiare la farina, il lievito, lo zucchero e 1/4 di cucchiaino di sale.
Aggiungere il mix di ricotta agli ingredienti secchi, formando una pastella, aggiungendo altra farina se necessario, fino a raggiungere la consistenza che, se fatta cadere dal cucchiaio non ci scivoli subito ma opponga una certa resistenza.
Far riposare 10 minuti.



Versare l’olio in un pentolino dal fondo spesso e profondo circa 4 cm e far raggiungere i 180 °.
Far cadere lentamente un cucchiaino da te colmo di pastella nell’olio caldo e cuocere per 3 o 4 minuti, girando di tanto in tanto, fino a quando non saranno marrone dorato; abbassare la fiamma se le frittelle si scuriscono troppo in fretta.
Togliere con una schiumarola e fare assorbire l’unto in eccesso su carta da cucina. Continuare fino a esaurimento della pastella.

Formare mucchietti di frittelle in piattini individuali e far cadere a pioggia il miele fatto scaldare.
Sulla sommità aggiungere una cucchiaiata della ricotta rimasta e spolverare con lo zucchero a velo. Per finire guarnire con parte delle listarelle di arancia e sciroppo e servire subito.


Note:
  • Per comodità lo sciroppo di arancia l’ho preparato la sera prima e, una volta raffreddato, conservato in frigorifero.
  • Gli ingredienti umidi li ho sbattuti con uno sbattitore elettrico.
  • Ho usato farina a marchio Coop e non ho dovuto fare aggiunte, la quantità indicata era perfetta.
  • Ho sostituito l’olio di girasole con quello di arachidi per friggere .
  • Fare attenzione alla temperatura dell’olio perché coloriscono in fretta….molto in fretta e girarle per farle cuocere in modo uniforme
  • Abbiamo testato la ricetta in 4 e le frittelle son piaciute a tutti .

La ricetta è
PROMOSSA

Con questa ricetta Luciana partecipa allo Starbooks Redone di marzo 2015 


Luciana C. (via mail) 

martedì 24 marzo 2015

CORONATION CHICKEN FINGER ROLLS




Oggi ho per la seconda volta l’onore di affiancare le mitiche Starbookers nella disamina del libro del mese. Ho appreso il titolo dell’opera prescelta con un centro stupore, ma è poi bastata una rapida scorsa all’indice di Tea Fit for a Queen a farmi letteralmente saltare di gioia!
Negli ultimi anni ho sviluppato un sempre maggior apprezzamento per il rituale del tè, al quale mi sono però finora limitata ad accompagnare qualche biscotto, al massimo una torta.
Leggere l’indice di questo libro, invece, mi ha riportato alla memoria un tè sorseggiato durante una vacanza in Irlanda di qualche anno fa, sedendo in un giardino ineditamente inondato dal sole davanti ad una tavola imbandita di sandwich di ogni tipo e di scones con burro e marmellata… E così, ho pensato di dare una possibilità all’abbinamento con il salato.
La ricetta che ho scelto mi ha incuriosita fin dal titolo: Coronation Chicken Finger Rolls (Mini-panini con pollo “dell’incoronazione”). Pare infatti che sia stata ideata nientepopodimeno che dalle direttrici della Cordon Bleu Cookery School in occasione dell’incoronazione della regina Elisabetta II nel 1953.
Non resta che vedere com’è andata.

 Ingredienti

Per i panini
½ cucchiaio di lievito secco
un pizzico di zucchero
150 gr di farina integrale forte
50 gr di farina forte semplice
15 gr di burro non salato a cubetti
un buon pizzico di sale

Per il Pollo “dell’incoronazione”
1 cucchiaio di curry
4 cucchiai di maionese
1 cucchiaio di creme fraiche
½ cucchiaio di chutney di mango (praticamente impossibile da trovare pronto, trovate la ricetta tra le note)
100 gr di pollo allo spiedo
germogli di crescione (purtroppo non sono riuscita a trovarlo, l’ho sostituito con della valeriana)
sale e pepe

Mettete il lievito e lo zucchero in una ciotola. Aggiungete un cucchiaio di acqua calda e mettere da parte per permettere al lievito di attivarsi (non è chiaro per quanto tempo il lievito debba essere lasciato a riposare. Io l’ho lasciato circa 5 minuti, il tempo di mettere insieme i restanti ingredienti). Setacciate le farine in una ciotola e aggiungete il burro e il sale impastando con la punta delle dita. Create un foro al centro e versateci il lievito insieme a 125-150 ml di acqua calda (a me ne è bastata anche meno di 125 ml, quindi consiglio di aggiungere l’acqua a poco a poco). Impastate bene su una superficie piana fino ad ottenere un impasto morbido e appiccicoso. Ponete l’impasto in una ciotola pulita e lasciate lievitare in un luogo caldo per 30 minuti.
Dividete l’impasto in sei parti, dando a ciascuna la forma di un piccolo panino. Disponeteli su una leccarda ricoperta di carta forno e lasciate lievitare per altri 30 minuti. Preriscaldate il forno a 190°/Gas 5 (purtroppo non sono in grado di dire se le indicazioni sul forno siano corrette o meno perché conosco molto poco quello che ho usato, e quindi ho controllato costantemente la cottura. In totale mi ci sono voluti circa 20 minuti).
Cuocete i panini per circa 15-20 minuti, finché non sono dorati e la base suona cava se la colpite. Metteteli a raffreddare su una gratella.
Per il pollo, mettete il cucchiaio di curry in una padella e scaldate per un minuto o due, finché non sentirete chiaramente l’aroma di spezie. Trasferite il curry in una ciotola e aggiungete la maionese, la creme fraiche, il chutney e un bel po’ di condimento. Aggiungete il pollo e, se il composto è molto denso, aggiungete un paio di cucchiai di acqua calda (nel mio caso non è stato necessario).
Dividete a metà i panini, spalmate un cucchiaio di pollo “dell’incoronazione” sulla base e aggiungete il crescione. Completate richiudendo i panini con la metà superiore e servite. 

 Note:

- Ho un piccolo appunto da fare sui tempi di lievitazione. Sarà che in casa mia non riuscivo a trovare un luogo sufficientemente caldo, ma la mezz’ora indicata non è stata sufficiente perché l’impasto lievitasse a dovere. Ho dovuto quasi raddoppiare i tempi per ottenere dei panini ben lievitati. Il risultato finale, comunque, è stato piuttosto soddisfacente.

- Avevo qualche dubbio sul condimento del pollo, che mi sembrava quantomeno impegnativo quanto a contenuto di grassi. Devo però ammettere di essermi ricreduta al primo assaggio, perché quello che si ottiene è un equilibrio perfetto tra le creme e le spezie, fra la parte grassa e quella un po’ piccantina. Ho accompagnato i panini con un Earl Grey, e devo dire che l’accoppiata mi ha decisamente convinta.

- Nota sugli ingredienti mancanti: per quanto mi sia impegnata, non sono riuscita a procurarmi né il chutney di mango pronto né il crescione. Quanto al primo, ho risolto preparandolo in casa seguendo la ricetta che trovate a questo link: http://www.gustissimo.it/scuola-di-cucina/salse-e-sughi/chutney-di-mango.htm (l’ho trovata ottima, diminuirei un po’ soltanto la quantità di aceto). Il crescione, invece, ho scelto di sostituirlo con la valeriana, sostituzione della quale sono decisamente soddisfatta. Consiglio comunque di non omettere questo passaggio, perché la preparazione beneficia largamente dall’aggiunta di una nota neutra.Nel complesso le dosi sono giuste, il sapore è ottimo e i panini sono perfetti sia da soli che da accompagnare al tè. Qui da me sono stati fatti fuori nel giro di 20 minuti, quindi non posso che dichiarare la ricetta 
PROMOSSA

lunedì 23 marzo 2015

SANDWICH MENTA E CETRIOLO


Sono stata molto indecisa se proporre o meno questa ricetta.
O sarebbe meglio dire questa NON-ricetta.

Sandwich menta e cetriolo. Letteralmente. 

Poi ho pensato che i sandwich costituiscono una parte importante dell'afternoon tea inglese, e quindi andavano rappresentati.
Certo, magari se l'avessimo scritto noi il libro, avremmo sicuramente inserito una ricetta per il pane da sandwich, ma così non è stato.

Questi sandwich sono un classico dei classici, sempre buonissimi.

Certo che se la ricetta fosse stata un pelino più precisa...



SANWICH MENTA E CETRIOLO


Ingredienti
Per 3 bocconcini
  • 4 sottili fette di cetriolo sbucciato
  • 2 foglie di menta, tritate sottili
  • 1 cucchiaino di aceto bianco
  • 1 cucchiaino di olio (io extravergine) di oliva
  • burro ammorbidito
  • 1 fetta di pane scuro (¶)
  • 1 fetta di pane bianco (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

In una ciotola marinate il cetriolo con la menta, l'olio e l'aceto per 10 minuti.

Spalmate le fette di pane col burro, mettete sopra una fetta le fettine di cetriolo e quindi coprite con l'altra fetta di pane.
Tagliate via la crosta del pane, tagliate le fette in tre strisce e servite.


Note
  • Il numero di fette di cetriolo dipende dalle dimensioni della fetta di pane, ovviamente. Resta il fatto che forse quattro fettine siano poche in assolute. Io ad esempio ne ho usate 6. E la mia fetta di pane non era certo grande.
  • Non si parla del tipo di pane da utilizzare. Invece sarebbe importante precisarlo. Per fare un sandwich ci vuole del pane morbido, e dato che qui si parla addirittura di pane scuro, che può essere tutto fuorché morbido, davvero di questa indicazione di sente la mancanza
  • Come spesso accade nelle ricette di cuochi inglesi, anche i migliori, si dice di usare olio di oliva senza precisare extra-vergine. Se in Gran Bretagna può essere comprensibile, essendo l'olio un prodotto d'importazione a prezzi proibitivi, da noi usare l'olio d'oliva per di più a crudo sarebbe un sacrilegio. 
  • Il problema più grave di questa non-ricetta è soprattutto la mancanza del sale. Non c'è sale nella marinatura dei cetrioli, non si dice di mettere il sale sopra le fettine quando si compone il sandwich, non si fa menzione di burro salato. Se non ci si mette il sale, il sandwich viene insipido, c'è poco da dire.
Aver inanellato in una NON-ricetta un'imprecisione significativa come quella del pane, e un errore serio come quello del sale, mi sembra davvero troppo.
Pertanto questa ricetta viene purtroppo

    BOCCIATA

    venerdì 20 marzo 2015

    ORANGE BISCUITS WITH CHOCOLATE CHIPS


    A questo punto abbiamo la certezza che alla regina d'Inghilterra piace il cioccolato!
    Anche questi "adorabili" biscotti "adatti a ogni momento della giornata" infatti ne contengono un bel po', qui nella classica accoppiata con l'arancia.
    E' una ricetta davvero facile e veloce che non richiede tempi di riposo. L'unica avvertenza è di usare cioccolato fondente con un'alta percentuale di cacao, altrimenti i biscotti risulterebbero troppo dolci.


    Orange Biscuits with Chocolate Chips
    Biscotti all'arancia con gocce di cioccolato
    Le mie note e aggiunte sono in corsivo

    ingredienti per 25-30 biscotti:
    125 g di burro non salato, ammorbidito
    50 g di zucchero di canna
    50 g di "light brown sugar" (zucchero di canna con melassa)
    1 uovo medio, sbattuto
    mezzo cucchiaino di essenza di vaniglia
    un pizzicone di sale
    175 g di farina 00, setacciata
    la scorza grattugiata di 1 arancia, bio
    75 g di cioccolato fondente al 70%, tritato

    Preriscaldate il forno a 190°C.
    Ricoprite due teglie con carta forno.

    Tagliate il burro a dadini, mettetelo in una ciotola insieme ai due tipi di zucchero e montate con le fruste elettriche. Aggiungete velocemente l'uovo sbattuto, l'essenza di vaniglia e il sale e mescolate bene.

    Unite la farina, la scorza d'arancia e il cioccolato tritato e mescolate con un cucchiaio di legno fino a ottenere un impasto morbido. Il mio impasto era troppo morbido e ho dovuto aggiungere altri 25 g di farina (per un totale di 200 g).

    Prelevate un cucchiaino di impasto per volta e con le mani formate delle palline (l'impasto è parecchio appiccicoso, ma ci si riesce...). Posizionatele sulla carta forno (ben distanziate!) e appiattitele leggermente.

    Cuocetele nel forno già caldo per circa 15 minuti (per me al massimo 13), finché i bordi sono leggermente dorati.

    Sfornateli, lasciateli qualche minuto sulla teglia, poi trasferiteli su una gratella a raffreddare completamente.

    In un contenitore ermetico si mantengono fino a 5 giorni.


    Note:
    - Ho acceso il forno soltanto dopo aver finito di formare i biscotti, perché li ho voluti tenere in frigorifero per almeno 15 minuti. Già così si sono allargati parecchio in cottura... la prossima volta li metterò per qualche minuto in freezer.
    - Il light brown sugar non è facile da trovare in Italia. Io ho utilizzato 95 g di zucchero di canna normale e ho aggiunto 1 cucchiaino di miele d'acacia (è stato un esperimento e mi sono trovata bene).
    - Invece dell'essenza di vaniglia potete utilizzare i semi di mezza bacca di vaniglia.
    - Le dosi, a parte quelle della farina, sono corrette: mi sono venuti esattamente 28 biscotti.

    Questi biscotti sono favolosi. Really!

    Hanno una consistenza eccezionale: croccanti fuori e morbidi dentro. Attenzione però a non cuocerli troppo: probabilmente una temperatura inferiore (175/180°C al massimo) sarebbe più indicata.
    L'accoppiata arancia/cioccolato non ha bisogno di presentazioni... ma se a qualcuno non dovesse piacere, credo che questi biscuits sarebbero buonissimi anche senza l'aggiunta della scorza.

    Nonostante il risultato più che soddisfacente, non posso purtroppo promuovere la ricetta... la farina è troppo poca, la temperatura del forno è troppo alta (o il tempo di cottura è troppo lungo, fate voi), un paio di passaggi vengono dati per scontati, l'indicazione di distanziare i biscotti tra loro sulla teglia sarebbe secondo me essenziale (altrimenti il pericolo è di ritrovarsi con un unico biscottone gigante...), quindi la ricetta è
    R I M A N D A T A

    giovedì 19 marzo 2015

    SMOKED SALMON AND DILL TARTLETS - QUICHES AL SALMONE AFFUMICATO E ANETO


    La ricetta che ho scelto di sperimentare questo mese appartiene alla sezione che parla dell'Orangery voluta dalla Regina Anna nel 1704 a Kensington Palace, per ospitare le sue piante di agrumi. Il budget inizialmente richiesto dalla Sovrana, già alquanto consistente, è risultato triplicato alla fine dei lavori, ma il risultato è oggi una delle attrazioni principali di Londra, dove si tengono ancora dei sontuosi tea parties.

    La ricetta prevede l'utilizzo di pasta brisée (shortcrust pastry) già pronta; chiamatela Starbooker Pride, ma io mi sono rifiutata di acquistarla, preferendo attingere invece a una delle prime Scuole di Cucina che ho acquistato, Tools and Techniques, edito da Williams-Sonoma.

    Tra parentesi e in corsivo le mie annotazioni.

    QUICHES AL SALMONE AFFUMICATO E ANETO
    Da: A.A.V.V. - Tea Fit for a Queen - Ebury Press


    Per 6 persone:

    200 g di pasta brisée già pronta*
    Farina 00 per il piano di lavoro
    175 ml di doppia panna
    2 uova medie
    3 cucchiai di aneto tritato
    100 g di salmone affumicato
    Sale
    Pepe macinato di fresco

    *Per la pasta brisée:
    (da: A.A.V.V. - Tools and Techniques - Williams Sonoma)

    110 g di farina 00
    65 g di burro freddo
    30 ml di acqua ghiacciata o più, se la farina lo richiede
    1 cucchiaino di zucchero semolato
    1/8 di cucchiaino di sale (un pizzicone)

    10 stampini monodose dal fondo rimovibile, del diametro di 10 cm
    Pesi per la cottura in bianco (fagioli o ceci secchi vanno benissimo)


    Per la pasta brisée, versare in un'ampia ciotola la farina, il sale e lo zucchero, e mescolarli per amalgamarli bene.
    Tagliare il burro a cubetti e disperderli nella farina, in modo che se ne ricoprano bene. Aiutandosi con 2 coltelli, tagliuzzare il burro in modo da ottenere un composto bricioloso. (Volendo si potrebbe fare questa operazione sfregando rapidamente il burro con la punta delle dita, ma si rischia di "bruciare" l'impasto: il metodo dei coltelli è più lungo, ma non fa correre questo rischio.)
    Spruzzare l'acqua ghiacciata sul composto e mescolarlo con una forchetta, inumidendolo uniformemente e compattandolo. Se il composto dovesse risultare ancora troppo bricioloso aggiungere altra acqua ghiacciata, 1 cucchiaino alla volta, e lavorare con la forchetta per incorporarla.
    Una volta che l'impasto comincia a stare insieme, trasferirlo sul piano di lavoro e compattarlo delicatamente. Non lavorarlo troppo, altrimenti il prodotto finito risulterà duro.
    Trasferire l'impasto su un grande foglio di pellicola trasparente. Sollevare i 4 angoli del foglio e usare il dorso delle mani per premere l'impasto e compattarlo in un disco (o anche una palla). Avvolgerlo bene nella pellicola e far riposare in frigo almeno 1 ora, ma anche tutta la notte.

    Preriscaldare il forno in modalità statica a 190 °C e inserirvi la placca del forno, perché si riscaldi.
    Imburrare gli stampini.
    Stendere la pasta brisée sul piano di lavoro leggermente infarinato allo spessore di 2-3 mm, e foderarvi gli stampini. Passarli in frigorifero per 15 minuti, poi bucherellarli con i rebbi di una forchetta, rivestirli di carta forno e riempirli di pesi (o legumi secchi).
    Farli cuocere in bianco per 15 minuti, o finché la pasta non risulti asciutta, ma ancora bianca.
    Togliere dal forno ed eliminare i pesi.
    Ridurre la temperatura del forno a 180 °C.

    In una ciotola sbattere le uova insieme alla panna, sale, pepe e aneto.
    Riempire con il composto i gusci di brisée e disporvi sopra il salmone affumicato, tagliato a striscioline. Infornare per 20 minuti, o finché il ripieno non si sia rappreso e risulti leggermente dorato.

    OSSERVAZIONI

    Quantità a parte, la ricetta è ben spiegata e riesce senz'altro.
    L'abbinamento dei sapori è un classico intramontabile, che piacerà sempre; calcolate 1 mini quiche a commensale, perché l'insieme risulta un po' stucchevole e ritengo davvero difficile che qualcuno riesca a mangiarne 2 di fila. Dopo tutto ci sono un sacco di sfiziosità in un Afternoon Tea, no?

    E' fondamentale stendere la pasta brisée molto sottile, non più alta di 3 mm (e 2 è ancora meglio), perché il suo sapore burroso non prevalga sul ripieno.

    I miei stampini monodose dal fondo rimovibile hanno sì il diametro alla base di 10 cm, ma i centimetri diventano 11,5 alla sommità. Sarà per questo che la pasta brisée mi è bastata per 6 stampini soltanto, e il ripieno per 5? Con degli stampini leggermente più grandi mi aspettavo di prepararne almeno 8, non la metà di quelle previste.
    In ogni caso consiglio di raddoppiare le dosi (tranne che del salmone: di quello me ne è avanzato parecchio), per ottenere 10 mini quiches.

    A causa dell'elevata imprecisione sulle quantità, la ricetta per me è

    RIMANDATA

    mercoledì 18 marzo 2015

    FRUIT TEACAKES

    Per un te con la Regina nel mio piccolo buffet ideale non possono mancare dei lievitati.
    Così come ovviamente non mancano in un High tea che si rispetti: scones, crumpets, buns, tutti generalmente serviti caldi appena sfornati o ben tostati per la felicità dei burroemarmellata dipendenti.
    Il libro di questo mese però non ne elenca moltissimi.
    Io ho inchiodato sulla pagina di questi Fruit teacake, di cui non avevo mai sentito parlare.
    Quando si sente nominare la parola cake, si pensa immediatamente ad un dolce, a qualcosa che assomigli ad una torta o che si possa affettare. Se poi vicino c'è la parola Fruit, l'immagine che vi associo è quella del tradizionale dolce burroso e lievemente alcolico, stipato di frutta secca e candita che gli inglesi e il mondo anglosassone tutto preparano per celebrare le feste natalizie.
    Questa ricetta invece, di quel cake ha solo un lieve ricordo speziato e lo cita forse attraverso la presenza di frutta disidratata, ma nulla di più.
    La realtà è che questi deliziosi e per me irresistibili cake, sono dei simpatici panini, delle pagnottelle poco dolci e poco grasse che si mangiano senza troppi sensi di colpa una via l'altra appena uscite dal forno. Ma che diventano veramente irresistibili una volta tostate ed arricchite da un filo di burro, che di grassi, a parte la presenza del latte, questi pani non ne hanno neanche un po'.
    L'autrice inoltre racconta di avere aggiunto liberamente lo zenzero sciroppato e le mandorle in lamelle (favolosa variante che regala a questi panini dei piccoli lampi di croccantezza), per arricchire la ricetta e trasformare degli umili buns in dolci regali ;)
    Ingredienti per 12 panini
    7 g di lievito secco
    50 g di zucchero semolato
    325/375 ml di latte tiepido
    500 g di farina forte
    1 cucchiaino di misto spezie
    50 g di cranberries disidratati
    25 g di mandorle a lamelle
    40 g di frutta mista candita
    25 g di zenzero sciroppato a pezzetti
    le zeste grattugiate di mezza arancia non trattata
    1/4 di cucchiaino di sale
    1 uovo medio battuto
    1 tuorlo
    olio vegetale per ungere
    1 cucchiaio di zucchero demerara
    Mettete il lievito ed un cucchiaino di zucchero in una ciotola e versate 100 ml di latte tiepido.
    Mescolate e lasciate agire per 10 minuti per attivare il lievito.
    Setacciate la farina con le spezie in una larga ciotola (io nella planetaria) ed aggiungete i cranberries, le mandorle, i canditi, lo zenzero, la scorza di arancia ed il sale. Mescolate bene quindi fate la fontana e versate 225 ml di latte tiepido, l'uovo intero e il lievito sciolto nel resto del latte e cominciate ad impastare con il gancio. Se la pasta vi sembra troppo secca, aggiungete il resto del latte (a me non è servito).
    Impastate fino a che non sarà morbida ed elastica.
    Trasferite l'impasto in una ciotola ben oleata, coprite e lasciate lievitare per c.ca 1 ora fino a che non abbia raddoppiato di volume.
    Dividi l'impasto in 12 parti e ricava da ognuno una pallina. Sistemale su una teglia foderata di carta da forno. Lascia lievitare per altri 30 minuti.
    Preriscalda il forno a 190° e cuoci per 20 minuti.
    Sbatti l'uovo con un cucchiaio di acqua fredda ed lucida i panetti cospargendoli immediatamente di zucchero demerara. Prosegui la cottura per altri 5/10 minuti fino a che non saranno dorati e picchiettandoli sulla base faranno un suono sordo.
    Serviteli tiepidi o tagliateli a metà e tostateli servendoli con burro fresco.
    Conservateli in una scatola ermetica fino a 4 giorni.
    Che la ricetta mi sia piaciuta e molto ve l'ho anticipato in apertura.
    Resta il fatto che essendo una che si è dannata a lungo nel prendere confidenza con i lievitati, quando leggo una ricetta su questo tema non do mai nulla per scontato, perché mi immedesimo in chi, come me,  mantiene sempre un certo senso di soggezione nell'affrontare queste prove.
    Quindi ho trovato le spiegazioni forse un po' troppo spicce anche se ovviamente chiare, a partire dall'indicazione della farina.

    • L'autrice parla di farina forte per pane. E già qui si entra in un baratro senza fine. Presa dallo sconforto io ho miscelato 350 g di Manitoba + 150 g di farina 0 e la lievitazione è riuscita perfettamente. Magari avrei potuto usare altro tipo più forte ma non ho voluto rischiare.
    • Sulla quantità del lievito, credo che si potrebbe tranquillamente scendere a 4/5 g. Avendo fatto lievitare i panetti nel forno con la luce accesa, i tempi sono stati perfetti, forse anche più brevi.
    • Se lavorate l'impasto nella planetaria, impastate per almeno 10 minuti a velocità media, che comunque dà una bella energia e l'impasto si incorda bene e lucida le pareti della ciotola. Non abbiate fretta.
    • Dal complessivo impasto ottenuto io ho ricavato 12 pezzature che si potrebbero aumentare a 14 o 15 riducendo la dimensione dei panetti, perché durante la seconda lievitazione crescono notevolmente e personalmente ritengo che un po' più piccoli siano più carini e gestibili da una Regina. 
    • L'autrice dice di rotolare la pasta per fare le palline. Io ho effettuato la "pirlatura", ovvero si fa ruotare la pasta sulla mano portando i bordi della palla a piegarsi nella parte inferiore richiudendosi al centro della pallina. In questa maniera il pezzo di pasta ottiene una bella forma rotondeggiante e la maglia glutinica si rafforza consentendo ai panetti di crescere bene. Effettivamente guardando la foto del prima e dopo, potete vedere come i buns siano belli rigogliosi
    • Sui tempi di cottura, direi che sono praticamente perfetti. Mi ha colpito il fatto che non venga effettuata la lucidatura a monte. Dopo 20 minuti i panetti sono già colorati e l'uovo conferisce soltanto questo alone dorato e lucido. Ottima l'idea dello zucchero demerara a completare, ma abbiate cura di spennellare un panetto e immediatamente spolverarlo di zucchero perché essendo molto caldi, l'uovo viene immediatamente assorbito e lo zucchero non si attacca se si attende anche un istante. 
    • Io ho congelato ben 7 cake e li sto consumando la mattina a colazione togliendoli dal frizer ed infilandoli tagliati a metà nel tostapane: assolutamente perfetti. Non posso che dire con piacere:
    PROMOSSA 


    martedì 17 marzo 2015

    COFFEE ECLAIRS




    Quando ho scoperto di aver vinto lo Starbooks Redone del mese scorso, non vedevo l’ora di scoprire quale sarebbe stato il libro che avrei aiutato ad analizzare. 
    Ammetto che le ragazze mi hanno sorpresa, mi aspettavo tutt’altro, immaginavo grandi nomi, chef famosi, e invece… E invece, hanno scelto un libro che celebra un rito squisitamente inglese: l’ora del tè. Quando penso alla tavola apparecchiata e imbandita per il tè, mi viene sempre in mente Alice nel paese delle meraviglie (quello Disneyano), e penso a quintali di burro, zucchero, marmellate e orologi da tasca ripieni! Beh, probabilmente il tè della regina non sarà esattamente così. Non ce la vedo proprio Elizabeth che canta “Un buon non compleanno”.
    Ma torniamo al libro del mese. Quando ho dovuto scegliere la ricetta da replicare, sfogliando l’indice avrei voluto farle letteralmente tutte, nessuna esclusa. Alla fine, però, ho pensato che avrei dovuto scegliere qualcosa che non avevo mai fatto, per mettere realmente alla prova la ricetta. E così ho scelto questi éclair al caffè. 
    Cosa avrò combinato? :)


    Coffee éclairs

    Ingredienti (per 6 éclair):
    25 grammi di burro non salato
    40 grammi di farina setacciata tre volte
    1 uovo medio
    Sale

    150 ml di panna
    1/2 cucchiaino di caffè solubile
    1 cucchiaino di zucchero di canna al velo* (o di normale zucchero al velo)

    Per la glassa:
    4 cucchiai di zucchero al velo
    1 cucchiaio di cacao amaro

    *Se volete fare lo zucchero di canna al velo, vi basterà frullare molto molto finemente dello zucchero di canna con un pizzico di amido di mais. Io ho usato 1/4 di cucchiaino di amido per 2 cucchiai di zucchero.

    Preriscaldate il forno a 220 gradi (statico). Imburrate leggermente e nebulizzate con acqua una teglia dai bordi bassi. Mettete il burro in una casseruola con 75 ml di acqua (e un pizzico di sale) e ponete su fuoco basso. Quando il burro sarà sciolto, alzate la fiamma e portate a ebollizione. Togliete dal fuoco, aggiungete la farina, mescolate energicamente con un cucchiaio di legno e rimettete la casseruola sul fuoco. Mescolate finché non si forma una palla che si stacca completamente dai bordi.

    Mettete il composto in una ciotola e fate raffreddare leggermente. Aggiungete l’uovo (precedentemente sbattuto) poco alla volta, finché il composto non è liscio e lucido e finché, facendolo cadere da un cucchiaio, non formerà un nastro.


    Trasferite il composto in una sac à poche con bocchetta tonda liscia da 1cm. Pressate sulla teglia 6 cilindri di 8-10 cm di lunghezza. Cuocete in forno per 10-15 minuti, fino a doratura (a me ne sono serviti 15). A questo punto, praticate un taglio sul lato di ciascun éclair (io sul lato corto), quindi rimettete la teglia in forno per 1-2 minuti, per far cuocere l’interno. Sfornateli, trasferiteli su una gratella e fateli raffreddare completamente.

    Montate la panna con il caffè solubile e lo zucchero finché non è ben soda. Riempite gli éclair usando un cucchiaio o la sac à poche (consiglio quest’ultima con bocchetta lunga - non saprei proprio come si potrebbero riempire con un cucchiaio).

    Per la glassa, mescolate lo zucchero al velo e il cacao con un cucchiaino di acqua fino a ottenere un composto della consistenza del dentifricio (io ho dovuto usare 3 cucchiaini di acqua per ottenere la giusta consistenza!). Glassate gli éclair aiutandovi con un cucchiaino e fate rassodare la glassa prima di servire.


    Note:

    • Le dosi indicate, da quelle per la pasta choux, alla crema, alla glassa, sono giuste giuste per 6 éclair di 10 cm. Non uno di più, non uno di meno.
    • Nella pasta choux ho aggiunto un pizzico di sale per favorire un po’ la crescita in forno e per far venire gli éclair più dorati.
    • Nella ricetta originale non si capisce bene dove si deve praticare il taglio, prima di rimettere gli éclair in forno ad asciugare. Per logica, ho scelto di tagliare sul lato corto, da dove poi li avrei farciti.
    • Lo zucchero necessario per la crema è quello di canna, al velo, che qui in Italia non si trova (almeno, io non l’ho mai visto). Potete realizzarlo come ho indicato sopra, ma onestamente non ho trovato grande differenza di gusto col classico zucchero al velo, quindi a mio avviso potete evitare questo passaggio.
    • La realizzazione della glassa è molto semplice, ma personalmente non mi è bastata la quantità d’acqua indicata. Consiglio di cominciare con un cucchiaino e aggiungerla man mano, all’occorrenza.

    Passiamo alle considerazioni sul gusto:
    Nel complesso, questi éclair sono molto leggeri e delicati. La pasta choux si scioglie in bocca. La panna aromatizzata al caffè non è troppo dolce, e la nota amara del caffè è perfettamente equilibrata dalla dolcezza quasi estrema della glassa. A mio avviso, la glassa in sé è poco “cioccolatosa”, probabilmente perché fatta con cacao amaro in polvere, ma nel complesso è perfetta per questi éclair, che a noi sono piaciuti davvero moltissimo.

    E ora passiamo al giudizio.
    Tutto considerato, dal punto di vista del gusto niente da dire. Dal punto di vista delle spiegazioni, invece, in alcuni punti la ricetta lascia leggermente a desiderare, anche se non è niente di trascendentale, visto che la ricetta è riuscita anche a me, che non avevo mai preparato gli éclair in vita mia. Detto questo, la ricetta è:

    PROMOSSA 
    La cucina di zia Ale

    lunedì 16 marzo 2015

    LEMON AND SULTANA CHEESECAKE



    Eccomi molto ma molto felice ed onorata a essere la  Starbooker insieme a quelle vere, quelle speciali ....del libro del mese di marzo, un libro diciamolo pure regale che ci propone delle ricettive sfiziose per l'ora del tè
                                                             Tea Fit for a Queen
                                               Recipes and drinks for Afternoon Tea
                                          (in association with Historical Royal Palaces)

    Io ho scelto una  cheesecake perché l'idea di accompagnarla con un buon afternoon tea invece che mangiarsela dopo un pasto completo  mi sembra geniale davvero! Poi sono sempre stata una golosa di cheesecake che ho assaggiato è fatto in tante versioni quindi c'avevo voglia di provarne una nuova.


                                                  Lemon and Sultana Cheesecake
    Per 10/12 persone

    -500g crema di formaggio   Io Philadelphia
    -150ml panna
    -125g zucchero di canna superfine
    -3 uova separate
    -scorza grattugiata di 2 limoni
    -1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
    -1 cucchiaio di maizena mescolata con succo di 1 limone
    -100g di uva sultanina

    Per la base
    -1 uovo intero a t° ambiente
    -40g di zucchero di canna
    -scorza grattugiata di 1/2 limone
    -40g di farina auto lievitante
    -15g di burro fuso e poi un extra per ungere lo stampo

    Preriscaldare il forno a 170°C.
    Ungere con burro la base di 20 cm di diametro  di una tortiera dal fondo amovibile  e adagiarvi la carta da forno.
    Iniziare preparando la base:
     Sbattere l'uovo con lo zucchero in una ciotola fino ad ottenere un impasto spumoso e morbido che alzate le fruste formi un nastro che non si interrompe; in gergo culinario si dice  che la crema deve scrivere. Per ottenere tutto ciò  ci vogliono circa 10 minuti.
    Aggiungere la scorza del limone, la farina e il burro e mescolare con un cucchiaio di metallo, poi mettere il composto nello stampo e con l'aiuto del cucchiaio stenderlo uniformemente su tutta la base.
    Cuocere 15 minuti fino a che la base non sia dorata, lasciare raffreddare nello stampo.

    Nel frattempo dedicarsi al resto del dolce: sbattere il formaggio, la panna lo zucchero e i tuorli, la scorza di limone e la maizena fino a che non si  ottiene un composto ben mescolato ed omogeneo. Separatamente sbattere le chiare con un pizzico di sale a neve ferma e quando saranno montate aggiungerle al composto precedente con il classico movimento rotatorio dal basso verso l'alto e infine aggiunger l'uvetta sultanina.
    Con attenzione versare il composto sopra la base nello stampo e cuocere per 40/45 minuti.
    Raffreddare nella tortiera e poi lasciare il cheesecake  tutta la notte in frigo e toglierlo solo 30 minuti prima di servirlo di modo che possa sprigionare tutto il profumo del limone.

    Note mie


    -La ricetta è piuttosto facile e devo dire che la base così non la conoscevo. Questa è risultata molto spugnosa e piacevole. Una ottima alternativa alla base classica con le Marie  e il burro!
    -secondo me lo stampo è veramente troppo piccolo perché viene un cheesecake eccessivamente alto  come si vede dalla foto, sproporzionato, sgraziato  direi....consiglio vivamente  di utilizzare una tortiera di 22 anche 24 cm di diametro. E poi 500g di Philadelphia sono davvero tanti io ho altre ricette di cheesecake  dove si arriva ai 400g e già sono abbastanza....

    -L'uva sultanina per me è troppa ne bastano anche 80g ma questo è un mio gusto personale (anche se sono una amante dell'uvetta).

    -Ricordarsi di usare limoni biologici visto che utilizziamo la scorza grattugiata ;-)

    Secondo me la cottura a 170°C è un po' alta (bastava 150°C) perché mi si è colorito troppo sopra  e non l'ho coperto in quanto rischiavo che il foglio di alluminio si attaccasse alla superfice viste le dimensioni troppo ristrette della tortiera con conseguente altezza quasi al bordo del dolce.....:-/

    -Una cosa che ho notato nel momento in cui ho aperto la tortiera è stato che la carta forno si era ammollata e quindi un brivido è corso lungo la schiena ma poi tutto si è risolto!!! Ma mi chiedo se per forza dobbiamo mettere la carta forno??

    -Infine devo dire che  il dolce ha un sapore buonissimo e delicato con un aroma di limone che ci sta alla perfezione e con l'aggiunta di uvetta che mai avevo mangiato in un cheesecake !!! Forse è un po' disadorno senza niente a completare la superficie ma vi posso assicurare che è uno dei migliori cheesecake che abbia mai mangiato.


     La ricetta è
    PROMOSSA

    venerdì 13 marzo 2015

    FRIDGE CAKE



    Cos'è che dicevo,l'altro ieri, sul fatto che secondo me té e cioccolato non vanno d'accordo?
    Ecco
    ...

    Paese che vai, Salame Dolce che trovi, si potrebbe dire, guardando foto ed ingredienti di questo dolce: in realtà, siamo di fronte a Sua Maestà la Fridge Cake, classico dolce di casa della tradizione britannica, assurto agli onori della cronaca mondana all'epoca del  matrimonio reale fra William & Kate, quando venne servito come seconda torta nuziale, dopo la tradizionale Wedding Cake. A volerlo fu lo stesso Principe, golosissimo di questa torta sin dall'infanzia, con  una decisione che fece scalpore, quasi quanto la scelta di una borghese come sposa. Ma alla fine, furono tutti concordi!


    CHOCOLATE FRIDGE CAKE
    per 12 persone

    150 g di burro non salato, più un po' per ungere la teglia
    100 g di golden syrup *
    300 g di cioccolato fondente, al 50% di cacao, minimo, a pezzetti
    1 cucchiaio diBrandy
    200 g di gallette o Digestive

    * si può sistotuire con del miele millefiori o di acacia



    Ungete e rivestite con la carta da forno una teglia rotonda di 16 cm di diametro.
    Fate sciogliere il burro in una casseruola assieme al gloden syrup e a 125 g di cioccolato. Appena gli ingredienti si saranno sciolti, unite il Brandy. Tenete sul fuoco ancora un minuto, poi rimuovete la casseruola.

    Con un coltello dalla lama larga, tagliate i biscotti a pezzetti, non troppo grossi, per evitare che il cioccolato non li ricopra interamente, ma neppure troppo piccoli, perchè renderebbero la consistenza del dolce troppo densa

    Mescolate i biscotti al composto di cioccolato fuso, badando che vengano ben ricoperti.
    Versate il composto con un cucchiaio nella teglia, livellando bene e accertandovi che non ci siano bolle d'aria. Far reffareddare in frigo per un'ora o fino a quando la torta si sarà solidificata.

    Sformare la torta e sistemarla su una gratella , sopra un vassoio ricoperto di carta da forno.
    Fate sciogliere il restante cioccolato a bagno maria, badando a che la base della casseruola non tocchi l'acqua in leggera ebollizione. Lasciate raffreddare per 10 minuti, poi spalmare il cioccolato con un cucchiaio sulla superficie della torta, facendo attenzione a coprire bene i bordi.

    Fate raffreddare a temperatura ambiente, poi servite, a fette sottili.
    Conservate in una scatola di latta a chiusura ermetica, fino ad un massimo di 5 giorni

    Note
    Non fatevi ingannare dalle dosi da reggimento: la torta nel suo insieme è piccola e,a meno che non sia pensata per appetiti vittoriani, per 12 persone non basta. : in casa nostra, sarebbe andata bene per 8

    E' un dolce assolutamente pesante, per cui le fette si intendono sottili. Il problema è riuscire a tagliarle, visto che è facile che si sbricioli

    Come tutti i dolci semplici, anche la Fridge Cake nasconde qualche insidia che può pregiudicarne la riuscita: la più rischiosa riguarda la misura dei pezzetti dei biscotti, che è risultato che si ottiene solo con l'esperienza. Bene fa il libro a indicare un coltello a lama larga per tagliarle, anziché il mattarello o il batticarne, per un verso, o lemani, per l'altro: impiegherete più tempo, ma eviterete di trovarvi briciole troppo fini o pezzi troppo grossi.

    Non ho lasciato raffreddare il cioccolato fuso per 10 minuti, perchè temevo si rapprendesse: il risultato è stata una cucina con 50 sfumature di marrone, come da copione quando si lavora col cioccolato.

    Preparata, apprezzata, divorata e quindi, prevedibilmente

    PROMOSSA