venerdì 31 marzo 2017

LO STARBOOK DI MARZO 2017: TIRIAMO LE SOMME?


Ad un giornalista che gli aveva chiesto chi cucinasse nel suo ristorante quando lui era in giro a fare promozione e serate, il grande Paul Bocuse aveva risposto: "lo stesso che cucina quando non ci sono". La risposta e' diventata emblematica del nuovo corso della storia della ristorazione, con cuochi sempre meno dietro ai fornelli e sempre piu' davanti a telecamere e microfoni che ha contraddistinto questi ultimi 20 anni, innescando una serie di meccanismi a cui pare sia impossibile sottrarsi. I tempi in cui le Stelle Michelin piovevano sulla testa di onesti e sconosciuti professionisti sono finiti e comunque non c'e impegno serio, onesto e costante che valga come una fugace ma centrata apparizione in TV. 
Questo si riflette in modo pesante nell'editoria. Scoppiata la bolla del libro di cucina scritto praticamente da chiunque, gli editori di tutto il mondo si muovono con estrema cautela nella scelta dei loro autori: depennato dalle agende ogni rischio su autori sconosciuti, la parola d'ordine  è diventata solo l'investimento sicuro su volti noti al grande pubblico e celebrità di vario genere. 
Date un'occhiata alle prime pagine dei vari Amazon e ne avrete la conferma: è la TV a farla da padrone e, quel che resta,  è occupato da nomi blindati del web o da proprietari di ristoranti di fama. 
Che però, non dimentichiamolo, non sono autori di libri, ma cuochi. 
Espertissimi nel loro lavoro, del tutto inadatti a farne un altro, come ben sanno i più o meno oscuri ghost writer che in cambio di uno stipendio prestano penna e inventiva a questo o a quel personaggio che poi risulterà il vero autore del libro. 
In quale misura, non conta. La storia ci ha consegnato pochissimi cuochi eccellenti scrittori: i soli che mi vengono in mente, in questo momento, sono Careme e Bourdain e il primo ha diretto brigate, il secondo, dopo Kitchen Confidential,  ha chiuso tutto e si è preso trent'anni sabbatici, scrivendo e parlando di cibo in quel modo unico e inconfondibile che gli è proprio. Tutti gli altri, hanno una squadra editoriale che li aiuta, raccogliendo le loro storie, decifrando le loro ricette, correggendo i loro appunti, smazzandosi cioè tutto il lavoro che quotidianamente viene svolto per fare di ogni libro "quel libro" e non un altro. 

Con Rib Ticklers & Choux-ins è successa con ogni probabilità,  la stessa cosa: di qui un cuoco geniale, a cui la TV ha dato popolarità, di là una casa editrice che ha deciso per un investimento sicuro, addirittura blindato dopo il successo del primo libro. In mezzo, un lavoro di squadra che, ci spiace dirlo, stavolta non è stato perfetto come nell'opera precedente. 
Tre bocciature allo SB non si vedevano da un po', diciamolo. 
Ma diciamo anche che sono tre bocciature che "bruciano" e che lasciano l'amaro in bocca. E' come una stonatura in un'aria altrimenti perfetta, un orlo scucito in un abito di sartoria, la mano che scivola sulle parallele e rovina un saggio altrimenti da dieci e lode. 
Perchè questo, sia chiaro, è un libro da dieci e lode. 
E' la ventata di novità a portata di mano che manca da troppo tempo in un mercato editoriale noioso e ripetitivo (è il lato B del non voler rischiare e, onestamente, sarebbe ora che qualcuno lo facesse).
E' l'approccio scanzonato e irriverente che vorremmo ritrovare tutti, in un mondo che scoppia di ego strabordanti e divismi da prime donne
E' un inno al godimento del cibo, nel senso più concreto del termine, in cui la fantasia sgomina ogni cerebralismo, i sensi prendono il sopravvento sulla razionalità, la gioia di mangiare vince sulla degustazione e su tutto quello che in questi anni ha reso il cibo qualcosa di sempre più estraneo a noi comuni mortali, restituendolo alla sua dimensione più vera e- vivaddio-alla nostra portata, di fruitori, di esecutori, di lettori. 
E poi ci sono gli errori- mannaggia agli editors e ai redattori. 

Ma siccome lo Starbook ama chi osa e non ha mai fatto mistero di detestare le perfettine che farciscono un hot dog con la pinzetta per le sopracciglia o i divi che ti illudono che basti usare un ingrediente per diventare i più fighi del pianeta, a Glynn Purnell perdoniamo tutto, pure un Rendang che si è quasi sciolto in cottura, un pane con una dose di lievito che azzera le provviste della stagione, un baked alaska che affoga nella bagna. Perchè i libri di cucina devono intrigare, aprire orizzonti, coinvolgere il lettore, fargli tornare la voglia di mettersi a cucinare, assaporando il piatto che ha scelto già da quando si pesano gli ingredienti- e questo, Rib Ticklers & Choux-ins lo fa. 
Alla grande- e come  non si vedeva da un po'. 

Al prossimo mese, con il prossimo Starbook!

giovedì 30 marzo 2017

STARBOOKS REDONE DI MARZO 2017: I VINCITORI!


Questo mese siete stati in tanti e scegliere, come sempre difficile.
Comunque sia, ecco chi ci accompagnerà nella scoperta del libro di Aprile :



PRIMA CLASSIFICATA
Profumi e colori, Apple Babka



SECONDA CLASSIFICATA
Victoria Infinity, Sloppy Joes



TERZA CLASSIFICATA
I golosi itineranti, Pavlova al lemon curd


Chiediamo alla prima classificata di inviare una mail a: lostarbook@gmail.com con l'indirizzo a cui spedire il premio.
Complimenti ragazze! Vi aspettiamo per lo Starbook di Aprile :)

mercoledì 29 marzo 2017

POTATO OMELETTE WITH SMOKED SALMON




Adoro le omelette, sono uno dei piatti tipici della mia regione, li mangiamo in versione dolce, con marmellata oppure in versione salata con affettati e formaggi.
Nella nostra ricetta, non si usa la patata ma solo farina uova e latte...come farmi sfuggire queste?


Ingredienti
per 4 porzioni

per le omelette:
500 gr di patate lesse schiacciate calde
2 cucchiai farina
3 uova e 3 albumi montati a neve
100 ml double cream
sale e pepe nero macinato fresco
4 cucchiai olio vegetale

per guarnire:
100 gr salmone affumicato
4 cucchiai panna acida o creme fraiche o mascarpone
50 gr rucola
50 gr mizuna
1 piccolo limone affettato
20 capperi

preriscaldare il forno a 190°C.

Mettere le patate schiacciate  a pure' ancora calde in una ciotola, aggiungere la farina, le uova intere e la double cream e amalgamare bene il tutto.
aggiungere all'impasto gli albumi montati a neve e condire con il sale e il pepe.
versare 1 cucchiaio d'olio in ciascuno dei quattro stampi per blini da 15 cm o in 4 piccole padelline e farlo scaldare.
versare un quarto del composto in ogni stampo e cuocere finche' comincia a colorirsi.
Mettere gli stampi o le pentoline in forno e continuare la cottura per 4-5 minuti, quindi capovolgere la frittatina sul piatto.
Guarnire ogni frittatina con 1/4 del salmone affumicato, 1 cucchiaino di panna acida, 1 manciata di pepe nero, 1/4 delle foglie di rucola e di mizuna e uno spicchio di limone e cospargere con 5 capperi.
OSSERVAZIONI

-la ricetta e' molto gustosa e delicata.

-Purtroppo non sono riuscita a reperire due ingredienti: la double cream (che a Bolzano credo sia impossibile da trovare...) che ho sostituito con la comune panna, e il mizuna che è un ortaggio che ricorda un po' la rucola e che viene chiamata anche senape giapponese. 
Ho girato quasi tutte le bancarelle e i negozi etnici, di Bolzano, portandomi anche la fotografia trovata in internet...niente... quindi l'ho omessa utilizzando solo la rucola.
decisamente
PROMOSSA 

martedì 28 marzo 2017

BAKED ALASKA





Mi sono innamorata della Baked Alaska durante una puntata di Bake off UK,  i concorrenti si lamentavano del caldo nel tendone: ben 20° in piena estate!!!
L'ho proposta come dolce del mio ferragosto di quell'anno (io detesto l'estate e ancor di più il ferragosto)  in casa non l'hanno gradita molto, io si ma mi ero rassegnata ad archiviarla.. fino a quando non ho vinto il Redone di febbraio... dovevo q scegliere  una ricetta da provare dal libro di  Glynn Purnell e mi è saltata all'occhio una Baked Alaska di Natale!!! di Natale?! Come resistere alle due cose messe assieme?
Prima difficoltà: negli ingredienti compare il Christmas brandy mincemeat che nel Regno unito è  venduto al supermercato e solo qualche casalinga disperata realizza in casa ma io abito nella sperduta provincia italiana e di mincemeat nemmeno a parlarne, non c'ho proprio provato a cercarlo sapevo che era una battaglia persa in partenza.. però l'ho cercato in internet ed ho trovato la ricetta di Mary Berry ed a quella mi sono affidata per la realizzazione.

CHRISTMAS EASY BAKED ALASKA

Per la baked Alaska:
1/2 mazzo di basilico
250 g di christmas brandy mincemeat
1 l di gelato alla vaniglia (fiordilatte con aggiunta dei semi di  una bacca di vaniglia per me)
200 g di bagna  per dolci (neutra)
190 ml di rum scuro (chiaro per me)
un rettangolo 15x30 cm di sponge cake  alla vaniglia (freddo)
4 bianchi d'uovo
400 g di zucchero semolato

Per la sponge cake:
150 g di burro, morbido
150 g di zucchero semolato
3 uova sbattute
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
150 g di farina autolievitante
1 cucchiaino di lievito

Per la bagna:
500 ml di acqua
500 g di zucchero semolato


Preparazione

Tritare il basilico ed unirlo al mincemeat in una ciotola.

Nella ciotola della planetaria con il gancio kappa, mescolate il gelato finché non sarà soffice, ma attenzione a non mescolare troppo o si scioglierà.

Aggiungete il mincemeat al gelato e mescolate.

Sul piano di lavoro disponete tre pezzi di pellicola uno a fianco all'altro e che si sovrappongano l'un l'altro per metà. Disponete la miscela di gelato al centro della pellicola e arrotolate aiutandovi con la pellicola, formate un rotolo di 7,5 cm di diametro. Riponete in freezer per 24 ore.

Per la sponge cake alla vaniglia
Accendete il forno a 180°
Preparate due teglie da 23 cm di diametro con la carta forno o imburratele. (Io ho imburrato uno stampo da plumcake visto che la ricetta richiedeva una striscia di sponge cake 30x15)
Nella ciotola della planetaria con il gancio kappa (o usate una ciotola per impastare e le fruste elettriche), sbattete assieme il burro e lo zucchero finché non sarà soffice e ben montato.
Aggiungete le uova, uno alla volta, mescolando bene dopo ogni aggiunta. Aggiungete l'estratto di vaniglia e mescolate per amalgamare.
Aggiungete la farina ed il lievito e mescolate fino a che non sono ben amalgamati.
Dividete il composto nelle due teglie preparate e cuocete per 18-20 minuti fina a che non siano ben dorati e uno spiedino di metallo inserito al centro esca pulito. (Insomma fate la prova dello stuzzicadente!!)
Sfornate, fate raffreddare  5 minuti, poi togliete dallo stampo e fate raffreddare completamente su una gratella.

Preparate anche la bagna facendo bollire l'acqua con lo zucchero finché quest'ultimo non si sarà sciolto.


Intiepidite la bagna e 40 ml di rum in un tegamino, poi usatelo per bagnare la sponge cake.

Nella ciotola della planetaria con la frusta, montate gli albumi fino a che non formeranno dei becchi ben definiti, poi continuando a montare unite lo zucchero 1 cucchiaio alla volta finché la meringa non sarà ben montata e lucida.

Togliete la pellicola dal gelato, appoggiatelo sulla sponge e con una spatola ricopritelo delicatamente con la meringa.

Con il cannello caramellate la meringa fino a che non sia marroncina.

Riscaldate il rimanente rum e, facendo attenzione infiammatelo e poi versatelo sopra l'Alaska. Servite!


NOTE
Cominciamo dalle note positive

- Ho apprezzato molto il gelato con il mincemeat ed il basilico

- La sponge cake era buona anche se un po' troppo umida

Purtroppo le note positive finiscono qua

- La meringa francese mi perplimeva molto in una preparazione del genere avrei preferito una meringa italiana, al momento della preparazione poi quando mi sono resa conto della quantità di zucchero ero ancora più perplessa...lo zucchero non si è sciolto e quindi la meringa era decisamente granulosa.

- La base di sponge cake era troppo larga

- La meringa era tantissima, è vero che io non ho mai mangiato una baked Alaska nel suo luogo di origine ma è anche vero che tutte le foto di Alaska che ho visto hanno uno strato decisamente più sottile di meringa, compresa quella del libro di Purnell

- Anche la bagna ed il rum per incendiare erano troppo abbondanti 

- La fetta che deriva dalla grandezza della base e dalla quantità di meringa è di difficile gestione per chiunque...

- Caro chef Purnell quando mi dici che devo versare il rum incendiato sull'Alaska, dovresti avvertimenti prima che monti il dolce che è bene che io usi un piatto leggermente concavo altrimenti allargherò la tavola, se nella foto del libro il dolce è su una lastra di ardesia io decido di fidarmi e lo metto su un piatto di Natale assolutamente piatto..

Concludendo, avrei tanto voluto promuovere questa ricetta... purtroppo seguendo alla lettera la ricetta, come forse per la prima volta in vita mia ho fatto, ho avuto dei problemi non indifferenti quindi mio malgrado la ricetta è

 BOCCIATA 

Se fosse un primo quadrimestre darei un 4 allo scritto 
e un 6 all'orale

NOTA BENE
Il gusto nel complesso è molto buono ma la quantità di meringa è eccessiva, con i dovuti aggiustamenti, derivanti da un'esperienza quotidiana pur se non professionale in cucina, sarebbe stato un dolce ottimo...per cui penso proprio che nelle prossime festività natalizie comparirà sulla mia tavola.

lunedì 27 marzo 2017

CARAMEL BREAD


Come seconda ricetta dal libro di Glynn Purnell ho scelto un pane, arricchito dalla presenza della melassa e del golden syrup. Ero molto curiosa di gustare il risultato finale, perché non avevo mai preparato un pane con questi ingredienti... Ho iniziato ad avere qualche dubbio alla prima lettura degli altri ingredienti, come leggerete qui sotto...


Caramel Bread
dal Rib Ticklers & Choux-ins, Glynn Purnell


Ingredienti per 2 pani

425 ml di acqua tiepida 
100 g di lievito di birra fresco, sbriciolato (per me, 6 g di quello secco)
50 g di melassa
50 g di golden syrup 
420 g di farina forte, più quella per lo spolvero
410 g di farina integrale
20 g di sale


In una ciotola, mischiare insieme l'acqua, il lievito, la melassa e il golden syrup, finché il lievito si sarà sciolto, poi lasciar riposare 10 minuti circa, quando una leggera schiuma si sarà formata (attivazione del lievito).
In una ciotola grande unire la farina e il sale, creare una fontana al centro e versarvi il mix con il lievito. Miscelare gradualmente con la farina prendendola dai bordi, fino a formare un impasto. Traferire l'impasto su una superficie leggermente infarinata e impastare per 5 minuti circa, finchè il composto sarà elastico e liscio. e preferite, usate un'impastatrice con il gancio.
Coprire la ciotola con uno strofinaccio umido e far lievitare per 30 minuti o finché il composto sarà raddoppiato di volume.
Nel frattempo, preriscaldare il forno a 200°C.
Sgonfiare l'impasto e dividerlo a metà, poi formare due pagnotte e trasferirle su una teglia da forno.
Cuocere per 10 minuti poi ridurre la temperatura a 160° C e cuocere per altri 14 minuti.
Sfornare e far scivolare le pagnotte su una gratella e lasciar raffreddare.

Note personali

- Partiamo dal lievito: 100 g sono un'esagerazione! Un errore di stampa? Forse, ma non credo. Con queste dosi sarebbe difficile ottenere un pane di qualità. Io ho utilizzato 3 g di lievito di birra disidratato, allungando i tempi di lievitazione, Invece dei 30 minuti previsti, il mio impasto ha impiegato circa un'ora e mezza per duplicare di volume.
- dopo la prima lievitazione, l'autore scrive di formare le pagnotte e infornare subito. Io ho seguito le sue istruzioni perché volevo vedere il risultato che è (ahimè) quello deludente che vedete in foto. A mio parere, per ottenere un risultato migliore, sarebbe stato meglio lasciar lievitare ancora l'impasto dopo aver formato le pagnotte.
- Ho prolungato i tempi di cottura di 7-8 minuti, ma di questo non posso fare una colpa a Purnell perché ogni forno ha la sua storia e perché la "forma a pagnotta" può variare nelle dimensioni.
- La consistenza finale del pane non mi è piaciuta e il sapore non mi ha entusiasmata. Peccato.

La ricetta è, putroppo:

BOCCIATA



sabato 25 marzo 2017

MAPLE BUNDT CAKE





 Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo per il Redone di Marzo della nostra lettrice senza blog Veronica R.



Per inaugurare il mio nuovo stampo Nordic Ware volevo una ricetta che mi desse soddisfazione, la mia scelta quindi non poteva che ricadere su Martha Stewart.
Questa bundt cake mi ha conquistata subito, il profumo dell'impasto e quello che proviene dal forno sono irresistibili!
Ma veniamo alla ricetta

Maple Bundt Cake
Martha's American Food - Martha Stewart


Ingredienti per uno stampo da ciambella del diametro di 25 cm

57 gr di burro
240 gr di farina 00 più quella per spolverare lo stampo
2 cucchiaini di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1/2 cucchiaino di sale
110 gr di dark brown sugar (vedi note)
2 uova grandi
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
160 gr di sciroppo d'acero (per me grado C) più due cucchiai per la panna
250 ml di panna acida

Per decorare
125 ml di panna (vedi note)
2 cucchiai di sciroppo d'acero

 Preriscaldate il forno a 175°. Ungete lo stampo e cospargetelo di farina, eliminate l'eccesso.
In una ciotola mescolate la farina setacciata, il lievito, il bicarbonato e il sale e mettere da parte.
Montate a crema il burro con lo zucchero a velocità media per almeno 4 minuti, finché sarà chiaro e soffice. Aggiungete un uovo alla volta, avendo cura di aggiungere il secondo uovo solo quando il primo è ben amalgamato. Aggiungete lo sciroppo d'acero e la vaniglia. Aggiungete in tre volte la farina e la panna acida alternandole, finendo con la farina.
Mescolate bene ad ogni aggiunta, versate il composto nello stampo e cuocete per 35- 40 minuti, il dolce dovrà avere un colore bruno-dorato e alla prova stecchino dovrà uscire pulito e asciutto.
Fate raffreddare lo stampo su una griglia per 15 minuti poi rovesciato e sformatelo. Lasciate raffreddare completamente.
Prima di servire montate la panna, non troppo soda, e aggiungete lo sciroppo d'acero e montate ancora qualche secondo.
Decorate con la panna e qualche goccia di sciroppo d'acero.

NOTE


- Ho preparato il dolce la sera prima e la mattina era ancora soffice e umido.

- Il dark brown sugar è uno zucchero addizionato di melassa, potete prepararlo con queste proporzioni:  10 parti di zucchero bianco per 1 di melassa.

- La panna indicata è la heavy cream, una panna con una percentuale di grassi fra il 36 e 40 % , io non la trovo e ho usato la panna normale.

- Il dolce è ottimo, non troppo dolce perfetto per un the'  o una merenda.

La ricetta è quindi

PROMOSSA


 Veronica R.

venerdì 24 marzo 2017

RENDANG


Pressochè sconosciuto alle vostre latitudini, il Rendang è un piatto iconico della tradizione indo-malese, per ovvi motivi molto diffuso anche  a Singapore. Si tratta di uno stufato di manzo cotto nel latte di cocco e profumato con una miscela speciale di spezie ridotta in pasta, fatto cuocere per circa tre ore e poi servito preferibilmente il giorno dopo, visto che l'altro ingrediente essenziale alla sua buona riuscita è il riposo. E' piatto della festa, della celebrazione degli ospiti, della consacrazione dell'armonia fra il cosmo, gli dei e gli uomini (quasi ogni ingrediente ha un significato altro) e io ho imparato a farlo nelle case di qui, dove questa tradizione resta vivissima. Superfluo quindi soffermarmi sui motivi che mi hanno indotta a scegliere questa ricetta da Rib Ticklers&Choux-ins, non ultima anche la mai così benedetta facilità a reperire gli ingredienti. Dopodichè, si è trattato di reperire una intera mattinata per recuperarli tutti e una giornata per prepararlo. E quello che è successo nel mentre, ve lo racconto qui....

RENDANG
da G. Purnell, Rib Trickers&Choux'ins


per 4-6 persone
1 cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaio di semi di coriandolo
2 chiodi di garofano
2 scalogni, tritati grossolanamente
3 spicchi d'aglio, tritati grossolanamente
2 peperoncini rossi (se con o senza semi dipende da voi), tritati grossolanamente
70 g di zenzero fresco, pelato e grattugiato
un filo di olio di semi
500 g di manzo (scegliete un pezzo adatto ad essere stufato), a cubetti piuttosto grandi
400 ml di latte di cocco
4 bacche di cardamomo, i semi
4 foglie di kaffir (sono le foglie del lime)
1 stecca di cannella
1 stelo di lemongrass
4 radici di coriandolo (facoltativo)

per guarnire
1 peperoncino rosso finemente tritato
50 g di scalogno fritto
2 cipolline fresche tritate finemente
qualche foglia di coriandolo fresco 

procedimento
mettete il cumino, i semi di coriandolo e i chiodi di garofano in una padella e fateli tostare a fuoco lento. Pestateli finemente al mortaio.
Frullate in un mixer gli scalogni, l'aglio, i peperoncini, lo zenzero e le spezie tritate, fino a quando diventeranno una pasta. Mettete da parte
Scaldate làolio in una pentola di ghisa o in una casseruola per brasati e fate rosolare bene la carne fino a sigillarla da tutti i lati. Scolatela e mettete da parte
Fate insaporire la pasta di spezie, aglio e scalogno nella stessa casseruola, nel fondo di cottura, per 5 minuti a fuoco dolce, mescolando spesso. Rimettete poi la carne in pentola, versate il latte di cocco e tutti gli altri ingredienti, coprite bene con acqua e portate a bollore. Abbassate il fuoco e fate sobbollire molto lentamente per 3 ore, aggiungendo eventualmente acqua se dovesse asciugarsi troppo. Quando la carne sarà diventata tenerissima, alzate leggermente la fiamma e fate ridurre il liquido di cottura ad una salsa. 
Servite il manzo in un grande piatto da portata, cosparso di peperoncino fresco a rondelle, cipollina tritata, scalogno fritto e coriandolo fresco. Accompagnate con riso bianco al vapore. 


Giusto per svelarvi subito l'assassino, questa ricetta è completamente sbagliata. 
Non che si ottenga un pessimo risultato, sia chiaro. 
Ma non si ottiene un Rendang. 
Quello che caratterizza infatti il Rendang - secondo una costante di tutta la cucina indocinese- sono le spezie, prima ancora che gli altri ingredienti. E la  miscela indicata  nel libro è completamente errata, sia nelle quantità che nell'assenza di alcune spezie fondamentali. 
Partiamo dalle quantità. 
La peculiarità del Rendang è di cuocere in un brodo di cocco insaporito da una pasta di spezie. Non spezie aggiunte a spizzichi, ma armonizzate prima in un amalgama morbido e omogeneo. Con due scalogni e tre spicchi d'aglio non è possibile ottenere questo risultato a meno che gli scalogni non siano grandi come cipolle. Ma anche in questo caso sarebbe stata un'altra ricetta, perchè il principale responsabile di questa consistenza è un'altra pasta, quella di peperoncino. 
Che qui manca. 
Esattamente come manca il tamarindo, altro ingrediente essenziale, usato sia in pasta (di nuovo), sia con la sola pelle essiccata. E la curcuma, che è l'altra responsabile del colore fra il rosso e l'arancione di questo stufato. E, su tutti, il kerisik, cioè la polpa di cocco tostata, che va usata in grande quantità e, ultimo ma non ultimo, il galangal, una radice che nell'aspetto è simile allo zenzero, ma con un sapore proprio, nettissimo e inconfondibile, che concorre a fare del Rendang quello che è. 
Aggiungo altre due omissioni, importantissime
la prima è che, per quanto poco possa andarcene, il sale va messo.
la seconda è che, come dicevo all'inizio, questo è un piatto che guadagna immensamente col riposo. Andrebbe davvero preparato il giorno prima e fatto riposare una notte nel frigo, per poter essere gustato al meglio delle sue potenzialità.
Sempre che si stia parlando dello stesso piatto, naturalmente....




Il dramma che si è consumato in casa mia ha a sua volta i suoi ingredienti
1. invito a cena gli amici malesi, ben consapevole di sfidarli sul terreno più minato di tutta la loro tradizione gastronomica
2. seguo alla lettera la ricetta, con tutta che vengo assalita da dubbi sin dalla fotografia delle spezie, che al confronto di quella presa in casa della mia amica sembrano gli scaffali di Harrod's alla fine dei saldi
3. prima mi tagliuzzo tutte le dita, mentre preparo la carne, poi passo a pulire le spezie. Le vampate, al confronto,sono una doccia scozzese e vi prego di credermi se vi dico che ancora il giorno dopo avevo mani rosse e gonfie- e umore nero. 
4. mentre ero lì che mi interrogavo sul da farsi, con il Rendang in casseruola, arriva mio marito, scoperchia la pentola, guarda al suo interno e poi sentenzia che un Rendang bianco non si è mai visto. E io decido all'istante che voglio morire. 
5. chiamo l'amica e corro ai ripari, con quello che ho, cioè la curcuma e qualche scalogno in più per fare una pasta degna di questo nome. Togli tutto, rimetti tutto, guarda il colore - e incrocia le dita per due ore, quando finalmente la carne inizia a distendersi e il sugo prende forma. Prima che si distenda anche il sistema nervoso, ritorna il marito, si arma di cucchiaio, assaggia e sentenzia di nuovo che quello è tutto, fuorchè un rendang. 
6. A questo punto, sono le quattro del pomeriggio (ho iniziato alle 10 del mattino) e l'invito a cena si trasforma  in un "veniamo noi da voi", consapevole che posso anche meritarmi una carbonara con la panna, dopo tutto questo casino. Ma prima, bisogna salvare il Rendang.E urge una spesa strategica. 
7. Prima tappa, l'indiano sotto casa. Le botteghe indiane sono uguali in tutte le parti del mondo. Aperte 24 ore su 24, incasinate, con dentro l'impossibile e oltre. Tranne il kerisik, la pasta di peperoncino e il tamarindo. Quelli, li vende il mio supermercato, che però adesso è a mezz'ora da qui, con due metro da prendere. E, naturalmente, non ho la tessera. 
8. Torno a casa e decido che, mentre penso a dove ho messo la tessera, posso iniziare a fare la pasta di peperoncino. Apro lo sportello delle provviste (qui siamo organizzati come in un rifugio antiatomico) e cosa vedo,  subito li in bella vista? "miscela di spezie per il Rendang". Un po' come "arrivano i nostri" avete presente?  Con la differenza che, al posto della donzella, qui abbiamo un manzo ormai esausto, quasi del tutto sciolto nella casseruola. Ma un po' di polverina magica- e passa tutto. O quasi.



Tutto è bene quel che finisce bene?
Più o meno. 
Intanto, il Rendang è finito nel freezer: corretto anche nel colore, corretto finalmente nel sapore (adesso è un Rendang, ha detto mio marito, con lo stesso tono con cui i bambini dicono "adesso è Natale"), ma addio cena e addio  speranze di poterlo offrire ai locali perchè gli aggiustamenti si sentono e la cottura esagerata ha avuto ripercussioni anche sulla consistenza. I pezzi di carne devono essere più grossi e la salsa ancora più avvolgente. Troppo speziato per i palati italiani, mi sa che finiremo per mangiarcelo da soli mio marito ed io- ma, sinceramente, dopo un giorno e mezzo di lavoro mi girano.
E anche se, sul fronte delle consolazioni, questa è proprio magra, non mi resta che giudicare la ricetta che ho scelto
IGNOMIGNOSAMENTE BOCCIATA

giovedì 23 marzo 2017

TARTE TATIN AND CINNAMON CREME FRAICHE



Che io adori la pasticceria francese è ormai un dato di fatto. 
Che tra tutte, la tarte tatin è quella che mi fa impazzire e a cui non sono in grado di resistere, forse, è meno noto.
Capirete bene, quindi, che, quando mi sono ritrovata davanti l’indice di Rib ticklers & choux-ins di Glynn Purnell, l’occhio sia caduto immediatamente sulla sua tarte tatin. Per non andare troppo sullo scontato, ci ho provato a cercare anche altro che mi stuzzicasse di più, ma nulla, alla fine l’ha avuta vinta la mia passione. E, quindi, che tarte tatin sia!




TARTE TATIN AND CINNAMON CREME FRAICHE
INGREDIENTI 
per uno stampo di 30 cm

Per la salsa butterscotch
250 g soft light brown sugar (vedi note)
65 g burro salato, ammorbidito
1 baccello di vaniglia, solo i semi

Riscaldare lo zucchero in un padellino a fuoco medio finché non comincia a sciogliere. A questo punto mescolare con una spatola resistente al calore, fino a formare un caramello. Una volta ottenuto un caramello dorato, delicatamente aggiungere 50 ml di acqua fredda, abbassando la fiamma e lasciando cuocere finché il caramello sarà completamente sciolto. Spegnere il fuoco e passare il liquido al caramello ottenuto attraverso un setaccio, raccogliendolo in una ciotola. Far raffreddare per 2-3 minuti. Lentamente, unire il burro e i semi di vaniglia. Lasciare sciogliere e amalgamare, tenere da parte.

Per la tarte tatin
250 g pasta sfoglia
Farina per il piano di lavoro
4 mele (vedi note), sbucciate, tagliate a metà e senza torsolo
2 baccelli di vaniglia, tagliati a metà nel senso della lunghezza
Zucchero semolato, per la superficie

Riscaldare il forno a 180°C.
Srotolare la pasta sfoglia e stenderla su un piano leggermente infarinato fino a raggiungere un diametro di 35 cm e uno spessore di un pound (o 2 mm). Versare la salsa butterscotch in uno stampo di 30 cm di diametro e riscaldarla in forno, poi disporvi le mele con il lato del taglio rivolto verso l’alto. Decorare con le 4 metà dei baccelli di vaniglia. Ricoprire con la pasta sfoglia e cospargere con lo zucchero semolato.
Cuocere per 25-30 minuti, finché la pasta sarà dorata e croccante.
Rimuovere lo stampo dal forno e lasciare riposare per 5 minuti prima di capovolgere (vedi note).
Per servire
Zucchero a velo, per la superficie
1 cucchiaino di cannella macinata
Circa 200 ml creme fraiche
Capovolgere delicatamente la tarte tatin. Spolverare leggermente con lo zucchero a velo e servire con la creme fraiche mescolata con la cannella.


NOTE


Il soft light brown sugar pur essendo sostituibile con comune zucchero di canna, ne differisce poiché è composto da zucchero semolato a cui viene aggiunta melassa, che gli conferisce un caratteristico sapore caramellato. Io ne avevo a casa, in quantità non sufficienti a quelle richieste e l’ho mescolato con zucchero muscovado, incontrando, però, problemi nello sciogliere i cristalli più grossi.

· Le eating British apple suggerite da Purnell sono di diverse qualità. Io ho trovato le Kanzi, una qualità di mele la cui stagionalità va da Novembre ad Aprile. Si possono utilizzare anche delle mele Golden o Gala o, ancora, le Pink Lady.



·    Il numero delle mele suggerito (4) mi è risultato insufficiente e ho dovuto aggiungerne una, ma questo è dovuto, forse, alle dimensioni delle mele.

·         Con il mio forno, ho dovuto prolungare la cottura di 10 minuti. Voi controllate che la pasta risulti ben dorata.

·         Ero scettica sul non imburrare la teglia prima di aggiungere la butterscotch sauce, ma mi sono dovuta ricredere. La tarte tatin si sforma facilmente e le mele non restano attaccate sul fondo.

·         Siccome le mele rilasceranno molto liquido in cottura, vi suggerisco di capovolgere la tarte tatin sulla teglia da grill del forno, onde evitare di sporcare di salsa l’intera cucina.

A parte queste piccole note, che non hanno inficiato assolutamente la meravigliosa riuscita della tarte tatin, la ricetta è assolutamente
                                                     PROMOSSA

  Paola, Fairies' Kitchen

mercoledì 22 marzo 2017

SEA BASS WITH PISTOU, ARTICHOKES AND SUN DRIED TOMATOES

Due ricette, due pesci.
Cosa inusuale, se non rarissima per la sottoscritta.
Eppure non so spiegare perché le ricette di Purnell mi hanno incoraggiata.
Per la prima volta ho anche sfilettato un'orata e mi è sembrato pure facile (senza lasciare un dito di polpa attaccato alla lisca) quindi il livello di autostima è salito come il jackpot di un biliardino.
La scelta di questo piatto in particolare non è stata dettata dal pesce in verità.
Ma dai carciofi. Che restano probabilmente l'ortaggio di cui sono perdutamente innamorata.
Non mi pesa pulirli ritrovandomi inevitabilmente con le dita nere per giorni.
Ho imparato a riconoscerli e difficilmente sbaglio nello sceglierli.
E adoro cucinarli in qualsiasi modo.
Ma se nella nostra tradizione, il carciofo chiama nipitella, menta o prezzemolo, ciò che incuriosisce in questa ricetta è la presenza di spezie e odori che con il carciofo poco hanno a che fare.
Curiosa come una scimmia, avendo trovato un modo nuovo per gustare i miei amati carciofi, mi ci sono buttata a pesce. E' stato un tuffo interessante!

Ingredienti per 4 persone
8 piccoli carciofi
1 limone tagliato a metà
2 cucchiai di olio vegetale + un goccio per cuocere il pesce (io extravergine)
1 scalogno tagliato a fettine
1 carota pelata ed affettata
1 gambo di sedano pulito e affettato
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di semi di finocchio
1 cucchiaino di semi di coriandolo
1 rametto di rosmarino
300 ml di vino bianco
50 g di burro + una noce
250 g di fagioli bianchi sgocciolati (cannellini o tondini)
4 filetti di orata da 150 g ciascuno, con la pelle
sale e pepe nero macinato fresco
una noce di burro
8 metà di pomodori secchi
8 foglie di basilico spezzate con le mani.

Defogliate i carciofi e strofinateli con il lato tagliato del limone in modo che non si ossidino.
Scaldate 2 cucchiai di olio in una padella, aggiungete lo scalogno, la carota ed il sedano e cuocete a temperatura media per c.ca 2 minuti.
Aggiungete i carciofi con la foglia di alloro, i semi di finocchio e cordiandolo, il rametto di rosmarino quindi versate il vino seguito da 200 ml di acqua fredda.
Fate sobbollire per c.ca 10 minuti fino a che i carciofi non saranno teneri.
Rimuovete i carciofi dalla padella.
Con un cucchiaino rimuovete la parte centrale (il fieno) del carciofo e gettatelo, quindi tagliateli a metà e teneteli da parte,
Filtrate il liquido di cottura dei carciofi attraverso un setaccio per eliminare le parti solide, e rimettetelo nella padella cuocendolo per ridurlo della metà.
Aggiungete il burro e mescolate, quindi aggiungete i fagioli ed i carciofi e riscaldate il tutto.
Scaldate un goccio di olio in una padella e cuocete i filetti a fuoco medio, cominciando a pelle in sotto e cuocete per 3 minuti. Girate il pesce e continuate la cottura per altri 2 minuti.
Aggiustate di sale e pepe e rifinite con una noce di burro.
Aggiungete i pomodori secchi ed il basilico ai carciofi ed assaggiate se il tutto è a posto di sale.
Per servire mettete i fagioli e carciofi sul fondo di una scodella e sistematevi sopra il filetto.
NOTE:
  • La prima è sulla velocità di preparazione di questa ricetta. Se non si conta il tempo per preparare le verdure, si può portare in tavola in massimo 20 minuti. Una cosa a dir poco incredibile considerando che alla prima osservazione, questo sembra un piatto parecchio più impegnativo e strutturato. Invece posso solo dire SEMPLICE e anche bellissimo a vedersi. 
  • Carciofi: non ho trovato i cosiddetti baby carciofi come li chiama Purnell. Ho scelto dei Morelli belli sodi e di media grandezza ed non li ho serviti a metà come indica la ricetta, ma li ho ridotti in quarti proprio perché sono più grandi di quelli indicati dall'autore. In più, questi carciofi erano tosti e freschissimi, non la minima presenza di fieno centrale. Mi è sembrato un anatema privarli della loro parte migliore, quindi come vedete dalle immagini, sono assolutamente integri. 
  • Finocchio e coriandolo non mortificano il carciofo, anzi, lo adulano ed è stata una piacevolissima sorpresa che sicuramente sfrutterò in altre preparazioni.
  • Uso del vino: questo è l'elemento ed il passaggio più delicato. Purnell non dice di "sfumare" il vino, ma solo di aggiungerlo seguito dall'acqua, vale a dire che il vino sarà caratterizzante di tutto il piatto perché sarà base della salsa che si formerà a fine cottura. Alias, usate un vino bianco degno di questo nome. Meglio sarebbe se un vino fruttato tipo uno chardonnay Friulano o un Pinot bianco. Non vi fidate della bottiglia di vino bianco abbandonata aperta in frigo perché rischiate di rovinare tutto. 
  • La presenza del pomodoro secco conferisce un tono molto estivo e regala dolcezza così come il magnetico profumo del basilico. Ma da qui a chiamarlo "Pistou", ce ne vuole. In ogni caso è un elemento che impreziosisce l'insieme. 
  • Nel finire il piatto, ho utilizzato anche alcune carote del soffritto, come per altro si trovano anche nella foto della presentazione. Ed in ogni caso non danno fastidio ma colorano piacevolmente il tutto. 
  • Piatto leggero, primaverile, semplice e profumatissimo che non può che essere
PROMOSSO 


martedì 21 marzo 2017

CHILLI PEANUT NOODLES







Avevo già realizzato i noodles con zenzero e peperoncino da Simply Nigella, lista ingredienti più lunga ma anche lei usava le arachidi. L'idea di fare un  confronto tra le 2 ricette, una più laboriosa e l'altra semplice e con pochi ingredienti, l'ho trovata intrigante. 
Mi sembrava impossibile ottenere un ottimo risultato con una ricetta decisamente meno impegnativa.


Ingredienti per 2 persone:


150 gr di noodles all'uovo secchi
2 cucchiai da 15 ml di olio di sesamo
1 cucchiaio da 15 ml di olio di semi di arachide
1 cucchiaio da 15 ml di peperoncino rosso tritato
2 cucchiai da 15 ml di arachidi ( non salate ) tritate
1 cucchiaio da 15 ml di salsa di soia light ( ho usato salsa di soia a basso contenuto di sale )
sale marino e zenzero in polvere
1 cucchiaio da 15 ml di erba cipollina tritata


Cuocere i noodles in acqua bollente per 2 minuti e scolare.
In una padella capiente scaldare l'olio di sesamo e di semi di arachide, aggiungere il peperoncino e le arachidi e fare tostare dolcemente per un paio di minuti.
Unire i noodles ben scolati e la salsa di soia.
Regolare eventualmente di sale e a piacere aggiungere lo zenzero in polvere. Distrtibuire l'erba cipollina e servire immediatamente.





NOTE


- Per quanto riguarda il tempo di cottura dei noodles ho rispettato quello riportato sulla mia confezione.

- La quantità di olio sembra esagerata....non è così, ho resistito e non l'ho dimezzata, era perfetta.

- L'erba cipollina l'ho semplicemente tagliata con le forbici da cucina.

- Assaggiare prima di aggiungere il sale, potrebbe non essercene bisogno per la presenza della salsa di soia, dipende dai gusti.

- I noodles possono esser serviti così come sono, o con carne o pesce. Io li ho serviti con gamberoni passati nell'albume, poi nel panko ( pangrattato giapponese ) e infine fritti.

I noodles sono piaciuti moltissimo, mi duole ammetterlo, più di quelli di Nigella ( che adoro ), e si preparano in un lampo. La ricetta è indubbiamente

PROMOSSA



lunedì 20 marzo 2017

GRILLED SZECHUAN-STYLE CHICKEN SKEWERS



L'autore del libro del mese, Glynn  Purnell, ama proporre ricette che strizzano l'occhio all'Oriente, io pure, e parecchio! La scelta delle ricetta  è stata perciò semplice. Trovo che la ricetta di oggi, sia un'ottima idea per una cena durante la settimana, quando il tempo non è molto , ma non si vuole rinunciare ad un pasto gustoso e completo.
L'unica difficoltà, potrebbe essere nella reperibilità di alcuni ingredienti: Mirin e Szechuan bean sauce. Io li ho cercati nel negozio che vende cibo etnico di riferimento per la zona in cui vivo, ma ho trovato solo la bean sauce. Il Mirin l'ho comprato su Amazon.... il giorno dopo era già a casa mia :)
Questa marinata è stata un deliziosa scoperta, che credo proverò anche con altri tipi di carne, come il maiale, ad esempio. Ecco la ricetta

Grilled Szechuan-Style Chicken Skewers
dal Rib Ticklers & Choux-ins, Glynn Purnell



Ingredienti per 6 persone


1 cucchiaio di Mirin*
1 cucchiaio di zucchero semolato
75 ml di salsa di soia chiara
150 g di Szechuan bean sauce**
1 cucchiaio di Fish sauce
1 peperoncino rosso grande, tagliato a dadini (semi e filamenti eliminati, per me)
1 cucchiaio di zenzero fresco grattugiato
2 spicchi d'aglio, schiacciati
8 cosce di pollo, senza pelle, disossate, e tagliate in dadi di 2,5 cm
8 cipollotti grandi
2 cucchiai di olio di sesamo puro
2 cucchiaini di semi di sesamo tostati

per servire
riso Jamsine al vapore o noodles all'uovo
spicchi di limone

* Il Mirin è una sorta di sake dolce giapponese, molot utilizzato nella cucina nipponica e ingrediente importante di molte marinate e della salsa teryaki.
** Szechuan bean sauce è una salsa tipica della cucina cinese a base di fagioli di soia fermentati.

Per preparare la marinata, mettere il mirin, lo zucchero, la salsa di soia, la bean sauce, la fish sauce, il peperoncino, lo zenzero e l'aglio in una padella su fuoco basso, finché lo zucchero si sarà sciolto, poi lasciar raffreddare.
Marinare il pollo con la salsa preparata per due ore, coperto e in frigorifero.


Scolare  il pollo dalla marinata, tagliare il cipollotto in pezzi di dimensioni simili a quelle della carne.
Infilare, alternandoli, i pezzi di pollo e cipollotto su uno spiedino di legno (che andrà prima immerso in acqua fredda per almeno 30 minuti, per evitare che si bruci in cottura). Continuare fino ad ottenere 6 spiedini. 
Cuocere su un barbecue ben caldo o su una piastra, o sotto il grill del forno, per circa 8 minuti, girando spesso, finché il pollo sarà ben cotto.
Spennellare gli spiedini con l'olio di sesamo, e spolverizzare con i semi di sesamo. Servire con il riso  al vapore o i noodles e gli spicchi di limone da spruzzare sopra la carne.

Note personali

- ricetta di semplice esecuzione, dal gusto deciso ma delizioso e perfettamente bilanciato. Per ottenere questo equilibrio, non omettete la spennellatura finale con l'olio di sesamo (che è dolce) e la spruzzata di succo di limone.
- se non amate il gusto piccante dosate il peperoncino e sceglietene uno poco piccante.
- per facilitarmi la vita, visto il poco tempo a disposizione, ho utilizzato delle sovracosce già spellate. 
- mia figlia di due anni, vedendo l'espressione di piacere di mamma e papà , ha voluto assaggiare il pollo: ha chiesto anche il bis :)

 La ricetta è decisamente :

PROMOSSA



venerdì 17 marzo 2017

ROAST SALMON WITH SALSA VERDE, NOODLES AND GREMOLADA

L'autore presenta questa ricetta affermando che spesso il salmone è un ingrediente piuttosto noioso in quanto si finisce col servirlo accompagnato da una salsa o puré di patate.
Personalmente è un pesce che adoro e cerco di mangiarlo almeno un paio di volte al mese grazie alla sua incredibile ricchezza di omega 3.
Trovo che abbia un'unica controindicazione: la puzza che lascia in cucina una volta cotto alla piastra. Così finisco col cucinarlo al forno e mi rendo conto che le parole di Purnell alla fine non sono così sbagliate.
Da qui il desiderio di provare immediatamente la ricetta, che ad una prima lettura mi è sembrata estremamente semplice e pure veloce.
Il nome della ricetta può trarre in inganno se pensiamo alla nostra "salsa verde".
Probabilmente allo chef è piaciuto il suono di queste due parole, perché quanto a salsa verde...

Ingredienti per 4 persone
400 spaghettini di riso secchi
4 filetti di salmone con pelle, privati di lische e squame
sale e pepe macinato fresco
Uno filo d'olio extravergine

Per la salsa verde
Mezzo cetriolo pelato e ridotto a dadini
Un cucchiaino di prezzemolo tritato
Un cucchiaino di coriandolo tritato
1 cucchiaino di menta fresca tritata
1 cucchiaino di grani di senape
Scorza grattugiata e succo di due limoni

Miscelati
2 cucchiaini di capperi
2 cucchiaini di cetriolini sottaceto ridotti in dadini
2 cucchiaini di pinoli tostati
250 ml di olio extravergine più extra per rifinire
Avocado a dadini a piacere (optional)

Per la gremolata
3 fette di pane bianco senza crosta
La scorza di un limone grattugiata
10 g di foglioline di prezzemolo.

Per la salsa verde mescolate insieme in una ciotola il cetriolo, le erbe aromatiche, la senape, la scorza di limone grattugiata ed il succo.Aggiungete il mix di capperi, cetriolini e pinoli ed irrorate tutto con l'olio extravergine. Aggiungete l'avocado, se lo userete, quindi aggiustate di sale e pepe.
Per la gremolata frullate gli ingredienti in un processore fino ad ottenere delle briciole sottili. Tenete da parte.
Mettete gli spaghettini in una teglia profonda e copriteli con acqua bollente. Lasciate ammorbidire per 3/5 minuti quindi scolateli e passateli sotto acqua fredda. Teneteli al fresco fino al momento di usarli.
Scaldate una padella su una fiamma media. Posizionate il salmone con la pelle rivolta sul piano di cottura e cuocete 3 minuti. Giratelo quindi proseguite la cottura per altri 2 minuti.
Mentre il salmone cuoce, immergete gli spaghettini in un pentola con acqua salata bollente e teneteceli per 1 minuto o 1 minuto 1/2 quindi scolate.
Metteteli in una ciotola quindi aggiungete la salsa verde, mescolate bene ed assaggiate. In caso aggiustate di sale e pepe.
Per servire, dividete gli spaghettini in 4 ciotole. Sistemate i filetti di salmone sulla cima degli spaghetti e spolverate il pesce con la gremolata.
Rifinite con un filo d'olio ed una macinata di pepe.

NOTE

  • Le indicazioni sono perfette al millimetro. Riguardo alla cottura del salmone, ho però scelto per gusto personale, di cuocere su una piastra a temperatura elevata, trattenendo qualche istante in più il lato senza pelle, perché adoro la crosticina che si forma sul pesce. L'interno resta così succoso e morbido. 
  • Cetriolo, questo sconosciuto: nella mia personale classifica di gradimento, il cetriolo è assolutamente inutile. Lo uso solo nell'insalata greca e faccio fatica anche lì. Quindi quando l'ho visto come ingrediente principale della "salsa verde", accompagnato poi da più spiritosi cetriolini sott'aceto, ho avuto qualche perplessità. Che si è sciolta velocemente dopo l'assaggio. La freschezza del cetriolo infatti è perfetta per ripulire il palato dalla "grassezza" del salmone e qui le erbe aromatiche la fanno da padrone. Insieme al limone, smorzano il classico sapore acidulo del cetriolo e lo armonizzano. 
  • L'avocado: mettetecelo. Il contrasto con il cetriolo è di quelli sorprendenti. Probabilmente lasciare la scelta come facoltativa ha solo una valenza di ordine calorico, perché a livello di gusto io non lo eliminerei. 
  • L'accompagnamento con gli spaghettini di riso mi ha aperto un mondo. Ho già in mente altri modi per utilizzarli come contorno a piatti proteici. Sono estremamente versatili e si preparano in un attimo. 
  • La ricetta è semplice, gli ingredienti facilmente reperibili ed evitando la "gremolada" (che non ho trovato fondamentale nell'insieme) possiamo servire un piatto leggero, veloce e pure gluten free. 
PROMOSSA 

giovedì 16 marzo 2017

PASSION FRUIT PARFAIT WITH CRISPY MERINGUE




Da lettrice schiva e silenziosa ( ma super affezionata ), spinta dalle amiche, nel lontano gennaio 2015 ho partecipato e vinto allo Starbooks redone. Da allora ho concorso altre volte e seguito sempre con crescente interesse il lavoro delle ragazze. Per una che lascia a mala pena un commento, e pure breve,
è difficile pensare di scrivere su un proprio blog e una fantasia pensare di scrivere con questo team.
Mai e poi mai avrei immaginato di farne parte, affiancarvi significa mettermi in gioco ma anche crescere e imparare cose nuove. Con gioia e timore ho accettato il vostro invito, ora spero di meritare la fiducia che avete riposto in me, e magari un giorno di superare le vostre aspettative. Grazie a tutte.

Ho parlato anche fin troppo, la ricetta che ho scelto è un dessert, all'apparenza laborioso ma fattibile organizzandosi bene. Conquistata già solo dal titolo e rapita dalla foto, non ho resistito.

Ingredienti per 4 persone

Per il parfait
100 ml di doppia panna ( io panna fresca da montare )
125 ml di succo di frutto della passione

Per la meringa italiana
1 albume
60 gr di zucchero semolato

Per la meringa croccante
2 albumi
175 gr di zucchero semolato
1 pizzico di sale
1/2 cucchiaino di aceto di vino bianco

Per lo sciroppo
100 gr di zucchero semolato
100 ml di succo di frutto della passione



Per prima cosa preparare il parfait. In una ciotola semi montare la panna, aggiungere il succo di frutto della passione e montare finché il composto non sarà liscio e ben amalgamato. Attenzione a non montare troppo o tenderà a separarsi.

Per fare la meringa italiana mettere gli albumi in una ciotola capiente e preparare lo stampo o stampini singoli foderandoli con pellicola senza pvc.
Versare lo zucchero in un pentolino, coprire appena con acqua fredda e mettere sul fuoco a calore medio alto. Quando la temperatura dello sciroppo arriverà a 110° C ( serve un termometro da zucchero), iniziare a sbattere l'albume con uno sbattitore elettrico a bassa velocità. Quando la temperatura dello sciroppo arriverà a 120°C  ( fase di cottura dello zucchero " grande bolla" ), l'albume sarà triplicato di volume. Alzare la velocità dello sbattitore al massimo e versare a filo lo sciroppo continuando a montare finché il composto non si sarà raffreddato. Unire il composto di panna e passion fruit alla meringa , mescolare con una frusta e distribuire nello stampo/stampini preparati in precedenza.
Mettere in freezer per un minimo di 6 ore o ancora meglio per tutta la notte.

Per la meringa croccante preriscaldare il forno a 100° C e foderare una placca da forno con un foglio di silicone.
Nella ciotola della planetaria ( si può anche usare lo sbattitore elettrico ), montare gli albumi fino a quando non saranno gonfi e spumosi, aggiungere lo zucchero, un cucchiaio alla volta, il sale e l'aceto. Continuare a montare finché la meringa non sarà lucida e soda. Distribuirla in uno strato sottile sulla placca preparata e cuocere per 15 minuti, dopodiché abbassare la temperatura a 90° C e cuocere per altri 45 minuti o fino a quando la meringa non sarà asciutta e croccante. Sfornare e con un coppapasta  tagliare nella misura desiderata, lasciare quindi raffreddare su una gratella.

Per lo sciroppo : in un pentolino mescolare zucchero e succo di frutto della passione, cuocere fino a quando la temperatura dello sciroppo non raggiungerà 108° C ( usare il termometro da zucchero ). Mettere da parte e lasciare raffreddare, fare riposare in frigo per 2 ore prima di servire.

Comporre il dessert : togliere delicatamente dallo stampo/stampini il parfait ( aiutandosi all'occorrenza con un coltello ) e capovolgerlo sul piatto di servizio, distribuire la meringa e decorare con spruzzi di sciroppo al frutto della passione.

NOTE

- L'autore non indica la quantità d'acqua utilizzata per preparare la meringa italiana perché non è necessario. Arrivati ad una determinata temperatura la concentrazione di acqua e zucchero sarà la stessa indipendentemente dalla quantità d'acqua iniziale, varierà solo il tempo impiegato per raggiungerla. Io ho messo circa 30 ml .

- Non è indicata la dimensione dello stampo o stampini singoli, io ne ho scelto uno da mini plumcake 15,5 x 8,5 cm e uno da muffin . E' un errore nella descrizione dei passaggi poichè prima dice di foderare una teglia con un foglio di silicone e poi, alla fine, quando dice di sformare il parfait, parla di stampini singoli.

- Non è indicato lo spessore della meringa croccante e la mia è più spessa di quella in foto, ovviamente il passaggio in forno è stato più lungo.

- Per la composizione del dolce mi sono ispirata alla foto, ho usato un coltello affilato per tagliare la lastra di meringa, ci ho appoggiato sopra una fetta di parfait e spruzzato sciroppo di frutto della passione. Ho aggiunto anche scagliette di cioccolato fondente perché il dessert si sposa bene col cioccolato e in foto c'erano delle cosine scure non indicate nella lista degli ingredienti.

-Ho preparato tutto la sera precedente e composto il dolce per pranzo.

Il dolce è divino, il parfait non è stucchevole e panna e frutto della passione si fondono in armonia. L'abbinamento con la meringa e lo sciroppo risulta perfetto, un dessert da sogno. Per questo motivo, nonostante le imprecisioni sullo stampo, la ricetta è 

PROMOSSA



mercoledì 15 marzo 2017

DUCK RILLETTES

Immagine tratta dal libro di Glynn Purnell

Il mio primo amore culinario è stato Ernst Knam: mi ha presa per la gola e per le tecniche di cucina, e tutti i soufflé che ho fatto seguendo le sue ricette mi sono riusciti alla perfezione: mi sarei innamorata di lui (gastronomicamente parlando, s'intende) per molto meno.
Poi ho scoperto Paul A. Young, che mi ha fatto amare il cioccolato (perché confesso che non ero una fan di questo ingrediente) grazie alle sue geniali ricette: è stato amore al primo assaggio.
Glynn Purnell è stato il terzo Chef ad avermi ammaliata con le sue doti culinarie e le sue ricette assolutamente impeccabili, insolite e squisite.

Avendolo adorato già ai tempi di Cracking Yolks and Pig Tails, non appena è uscito il secondo libro mi sono precipitata a comprarlo, e non ho fatto in tempo ad averlo tra le mani, che già i post-it e i segnalibri fioccavano copiosi tra le pagine.

La ricetta che ho scelto di provare per voi è un classico della cucina francese, le rillettes di anatra confites, cioè cotte nel loro grasso. Avevo giusto un vasetto di grasso d'oca in dispensa che aspettava l'occasione giusta per essere usato: potevo forse lasciarmela sfuggire?
Non è sicuramente una ricetta dietetica, ma se amate l'anatra non potete perdervela, perché è maledettamente buona. Le dosi sono abbondanti - io le ho dimezzate - ma vale veramente la pena provare a farle, almeno una volta nella vita.

L'unica cosa che non mi è venuta bene sono state le foto, motivo per cui per la disperazione ho fotografato l'immagine del libro: perdonatemi, se potete. 😊

DUCK RILLETTES - RILLETTES DI ANATRA
Da: Glynn Purnell - Rib Ticklers and Choux-ins - Kylebooks

Per 10 vasetti della capacità di 125 ml

5 cosce di anatra
125 g di grasso d'anatra  fuso (io ho usato del grasso d'oca)
150 g di cetriolini sottaceto scolati e tritati finemente
75 g di capperi sott'aceto, scolati e tritati
1,5 cucchiai di sedano tritato
75 ml di Brandy
Succo e scorza di 1 arancia non trattata
1 cucchiaino di Quatre Epices
Sale e pepe di mulinello
250 g di burro chiarificato salato
10 g di pepe verde in salamoia, scolato e pestato

Preriscaldare il forno a 220 °C.
Versare il grasso d'anatra fuso in una teglia dai bordi alti e immergervi le cosce di anatra. Infornare e cuocere per 2 ore, o finché la carne sia diventata tenera.

Togliere le cosce dal grasso, tenendo il grasso da parte, e farle raffreddare abbastanza da essere maneggevoli. Disossarle facendo attenzione a prendere solo la carne, togliendo la pelle e le parti bruciacchiate. Mettere la carne in una ciotola capiente, unirvi 250 g del grasso tenuto da parte, i cetriolini, i capperi, il sedano, il brandy, il succo e la scorza dell'arancia. Condire con le Quatre Epices, il sale e il pepe e mescolare bene per amalgamare il tutto. Assaggiare e regolare di sale, se necessario.

Dividere il composto tra i vasetti sterilizzati e farli raffreddare in frigo per 2 ore, o finché il grasso si sia solidificato.

Mischiare il burro chiarificato fuso e il pepe verde, quindi versarne uno strato sottile nei vasetti e rimetterli in frigo fino al momento dell'uso.

Togliere i vasetti dal frigo mezz'ora prima di portare le rillettes in tavola, e servirle su pane ai cereali tostato insieme a dell'insalata.

Le rillettes si conservano in frigo per 3-5 giorni.

OSSERVAZIONI

125 g di grasso di anatra possono sembrare pochi, ma durante la cottura le cosce di anatra rilasceranno parecchio grasso, quindi non temete: ce ne sarà abbastanza.

I condimenti (cetriolini, capperi, brandy e succo di arancia) bilanciano alla perfezione il grasso della preparazione e insieme alle spezie regalano un sapore veramente delizioso.

La ricetta è semplice e lineare e si prepara da se', l'unica vera difficoltà è procurarsi il grasso d'anatra o d'oca. Io l'ho trovato in un Superpolo.

Mi dovrò mettere a dieta dopo essermi scofanata tutte le rillettes (in realtà ne ho congelati 3 vasetti), ma sapete una cosa? Ne sarà valsa la pena!

Per me questa ricetta è assolutamente

PROMOSSA





martedì 14 marzo 2017

CARAMELISED, SLOW-COOKED LAMB



Con Glynn Purnell è stato amore a prima vista.
Il suo precedente libro, già passato per queste pagine, uno di quelli che meritano in casa arabafelice il ripiano più basso della libreria di cucina, quello dove stazionano i libri usati più di frequente.
Quindi con entusiasmo ho sfogliato il nuovo e onestamente davvero ho avuto l'imbarazzo della scelta.
Non vi dico cosa sono i dolci... ma non di solo quelli si vive.
L'agnello qui in Medio Oriente è la carne più diffusa nonchè più tipica.
Per tacer che è una delle preferite dal mio augusto consorte...
Quindi naturale provare una ricetta diversa per cucinarlo, ricca di tutte quelle spezie che non faccio certo fatica a reperire.
E poi, diciamolo, Glynn Purnell ha un modo di scrivere accattivante e molto divertente:dopo aver letto che usare la torcia da pasticceria sull'agnello mi avrebbe fatto sentire come Stallone o Schwarzenegger in un film d'azione non ho assolutamente potuto farne a meno ;)



CARAMELISED, SLOW-COOKED LAMB
per 4-6 porzioni

un cucchiaio di cumino in polvere
un cucchiaio di zenzero secco in polvere
un cucchiaino di peperoncino secco
mezzo cucchiaio di garam masala
mezzo cucchiaio di cannella
una spalla d'agnello con l'osso da circa 1,8 kg
2 teste d'aglio
2 cipolle
20 g di rosmarino fresco
25 g di light brown sugar

per la vinaigrette classica

200 ml di olio di girasole
50 ml di aceto di vino bianco
un cucchiaino di senape di Digione

per le verdure

2 cuori di lattuga
50 g di spinaci baby
sale
200 g di fagiolini, possibilmente fini
300 g di piselli
200 g di taccole
50 g di crescione

Per l'agnello: mescolare tutte le spezie e strofinarle con le mani sull'agnello in una ciotola. Coprire e far riposare una notte in frigo in modo che l'agnello abbia tempo di assorbirne i profumi.

Accendere il forno a 180 gradi. Tirare fuori dal frigo l'agnello in modo che torni a temperatura ambiente.
Mettere gli spicchi d'aglio non sbucciati in una teglia da forno insieme alle cipolle tagliate in quattro e al rosmarino. Appoggiare l'agnello sopra le verdure e cuocere per 2 ore -2 ore e mezzo o finchè l'agnello sarà ben cotto e risulterà tenero.

Mentre l'agnello cuoce preparare la vinaigrette semplicemente mescolando insieme gli ingredienti.

Aprire i cuori di lattuga e separare le foglie e metterle in una ciotola insieme agli spinaci.
Pulire i fagiolini quindi versarli in acqua bollente salata per 2 minuti. PAssati i due minuti aggiungere i piselli e le taccole e bollire il tutto per un minuto ulteriore.
Scolare le verdure ed immediatamente unirle alla ciotola di lattuga e spinaci. Unire il crescione e condire con la vinaigrette.

Appena l'agnello è cotto tirarlo fuori dal forno e farlo riposare 15 minuti.
Quindi spolverizzare con lo zucchero il lato dell'agnello dove è presente il grasso e caramellare lo zucchero con una torcia da pasticceria o ponendo la teglia sotto il grill.
Affettare e servire con le verdure preparate.

NOTE

- la spalla di agnello da me si trova con molta facilità. La dimensione era leggermente più piccola di quanto richiesto (1,400 invece di 1,800 kg) ma non ho ridotto alcuna dose tranne ovviamente di poco il tempo di cottura.

- la ricetta non prevede sale e ovviamente la cosa mi impensieriva. Il mix di spezie è però abbondante e sufficiente per insaporire il tutto alla perfezione...per non parlare della pelle dopo che viene caramellata!

- non è previsto l'uso dell'olio e come sopra mi sono impensierita, ma in effetti l'agnello viene appoggiato sull'aglio e sulle cipolle che lo tengono staccato dal fondo e non si attacca nulla.

- il light brown sugar non è zucchero di canna ma zucchero a cui è stata aggiunta della melassa.

- nessuna spezia prevale, aiutata anche dal fatto che l'agnello ha un aroma già pungente di suo. Meno male, nessuno si è accorto della cannella....e il tutto è addolcito dalle verdure e la loro vinaigrette che consiglio assolutamente di non omettere.

- il tempo di cottura delle mie verdure è stato leggermente più lungo perchè le trovo solo surgelate. Il procedimento assolutamente lineare e ben spiegato.

- la pelle caramellata è stata una scoperta. Una roba da perdizione e da litigate. Siate preparati :)

- la lunga cottura rende l'agnello morbidissimo e la carne quasi si disfa da quanto è morbida.

Con queste premesse la ricetta non può che essere
PROMOSSA